Referendum 2025, il centrosinistra spaccato: confusione per le diverse posizioni su lavoro e cittadinanza

Il confronto a Bologna tra il sindaco di Bologna Matteo Lepore, il deputato Riccardo Magi (segretario di +Europa) e il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale ha messo in luce una situazione di evidente frammentazione nel centrosinistra in vista del referendum dell’8 e 9 giugno. Se sul quesito che riduce da dieci a cinque anni il requisito di residenza per la cittadinanza straniera i tre esponenti si sono mostrati allineati, molto più disomogenea appare la loro posizione sugli altri quattro quesiti, tutti legati a temi di lavoro e tutela dei lavoratori.

Il Pd, partito guida della coalizione, avrebbe potuto giocare un ruolo unificante e di guida per gli elettori, ma la scelta di Michele de Pascale di votare no a due quesiti – uno sulla reintroduzione della causale nei contratti a termine e l’altro sul superamento del tetto massimo all’indennizzo nelle piccole imprese – sembra smentire qualsiasi linea comune. Questo contrasto con la posizione ufficiale del sindaco Lepore, che invece ha confermato un sostegno pieno a tutti i cinque quesiti, rischia di generare confusione tra i cittadini.

La posizione di Riccardo Magi, segretario nazionale di +Europa, poi, non fa che complicare ulteriormente il quadro. Pur sostenendo il sì sulla cittadinanza e sul quesito che estende la responsabilità negli appalti, Magi ha deciso di votare no agli altri tre quesiti sul lavoro, giudicandoli poco efficaci o addirittura controproducenti. La varietà di posizioni tra alleati di centrosinistra dimostra quanto il tema referendum sia politicamente complesso e divisivo.

Questa mancanza di unità rischia di penalizzare l’affluenza alle urne e di indebolire il messaggio che i partiti intendono mandare sull’importanza di tutelare diritti civili e lavorativi. L’invito di De Pascale a partecipare al voto resta importante, ma quando i principali rappresentanti di una stessa area politica esprimono indicazioni opposte, l’elettore si trova in difficoltà a capire come orientarsi.

In un momento storico in cui i quesiti referendari potrebbero incidere profondamente su diritti e tutele fondamentali, la mancanza di una linea chiara e condivisa all’interno del centrosinistra appare una debolezza che il fronte del “sì” farebbe bene a superare rapidamente, per evitare di disperdere energie e consenso.

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