Dovremmo abolire i confini? Al quartiere Pescarola lo sport che accoglie e non discrimina

Dal mare alle periferie. Purché possa chiamarsi “casa”. Ieri pomeriggio, alla Bocciofila di via Zanardi 230/2, si è svolto l’incontro “Mediterranea in Pescarola. Sport e integrazione oltre i confini”. I partecipanti hanno voluto creare un legame tra Mediterranea, la “coalizione di soggetti” che con la nave “Mar Jonio” monitora e denuncia quanto avviene nel Mediterraneo, e le attività sportive solidali contro il razzismo nelle periferie e nei quartieri di Bologna.

L’incontro rientra nel programma della Biennale “Atlas of transitions”, che si terrà in città fino al 10 marzo: un festival tra arte e attivismo promosso dall’Ert (Emilia-Romagna Teatro Fondazione). Il progetto, quest’anno intitolato “Home”, vuole creare attraverso l’arte “pratiche di interazione e reciprocità tra nuovi abitanti”. Alla Bocciofila era presente anche un’urna per votare al Referendum, ideato dall’artista e attivista cubana Tania Bruguera, sull’abolizione dei confini.

All’incontro di ieri, che è iniziato con la proiezione di “My Tyson”, un documentario di Claudio Casale sulla vita di un giovane pugile italo nigeriano, sono intervenuti i rappresentanti di Arci Bologna, del Dimondi, il torneo itinerante di calcetto, Carlo Balestri, ideatore e organizzatore dei Mondiali Antirazzisti, Roberto Terra per Hic Sunt Leones, polisportiva che lavora con i ragazzi della Pescarola e Ada Talarico per Mediterranea, .

«Noi proviamo a vivere lo sport come opportunità e momento di confronto. Siamo in Pescarola da cinque anni e occupiamo molte delle ore del centro sportivo con il calcio (maschile e femminile) e il rugby. Permettiamo di giocare a tanti ragazzi che forse non avrebbero le possibilità», ha detto Roberto Terra. Nei quartieri la squadra prova a concretizzare i valori di solidarietà e di accoglienza rappresentati da Mediterranea.

La nave “Mar Jonio”, che in questo momento è ferma per lavori di manutenzione, ricomincerà fra pochi giorni le attività di monitoraggio. «Mediterranea rappresenta un’ultima possibilità che abbiamo per salvarci dalla barbarie», ha detto Ada Talarico. Dopo la criminalizzazione e l’esclusione delle Ong dal mar Mediterraneo, la presenza della nave Mar Jonio è diventata una «condizione necessaria» per testimoniare quanto continua ad avvenire fuori dai riflettori. «Noi non siamo una Ong e viviamo del legame che si crea tra mare e terra. L’obiettivo è quello di creare un ponte», ha concluso Talarico.

I “Mondiali Antirazzisti” (parlando proprio di ponti) mettono in pratica da ventidue edizioni l’idea di solidarietà attraverso lo sport. «In Italia il primo confine è quello di sangue – ha detto Carlo Balestri – e poi alcuni passaporti, come quello siriano, permettono di espatriare in pochissimi paesi e per alcuni i confini hanno la C maiuscola. Nel 1700, sulle pendici dell’Etna viveva una pianta che poi con il tempo è arrivata fino a Oxford. Si è diffusa sui muri, sui binari della ferrovia e ora è diventata una delle piante più comuni dell’Inghilterra».

 

Foto: Michele Lapini

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