Il protocollo di cosiddetta “riapertura” per le imprese della cultura e dello spettacolo «risulta a dir poco inconsistente e totalmente scollato dalla realtà operativa del settore». A denunciarlo è oggi la neonata Associazione Teatri Italiani Privati (ATIP) che riunisce 15 grandi teatri privati italiani, tra cui anche il Teatro Celebrazioni e l’Europauditorium di Bologna. L’associazione nasce come un’esigenza per chiedere e al più presto al governo un piano di intervento che accompagni le imprese culturali private durante questo indefinito periodo di chiusura delle attività di spettacolo dal vivo. «Occorre che le Istituzioni prendano atto che il comparto dello spettacolo dal vivo dovrà restare forzatamente inattivo almeno fino al pieno ritorno alla normalità. Fino a quel momento sarà impossibile per i teatri privati sopravvivere con le proprie risorse senza l’apporto di proventi derivanti dalla vendita di biglietti o da contributi statali a fondo perduto (in proporzione alla media dell’ultimo triennio dei rispettivi fatturati)», dice l’ATIP.
A tal proposito la neonata associazione chiede di conoscere nel dettaglio i criteri di suddivisione del Fondo Emergenze Spettacolo e Cinema, istituito dal decreto Cura Italia ed incrementato dal Decreto Rilancio, tra Istituzioni Pubbliche e Imprese Private. Nello specifico ATIP chiede di conoscere la percentuale che verrà destinata agli Enti Lirico-Sinfonici, ai Teatri Pubblici, al settore Cinema e audiovisivo, rispetto a quella rivolta ai Teatri Privati. «Il Teatro Privato non può assistere inerme al proprio collasso economico vedendosi per giunta sopraffare da una “concorrenza” degli Enti Pubblici che, forti del sostegno del denaro pubblico, annunciano la propria riapertura dal prossimo 15 giugno nonostante le insostenibili limitazioni sanitarie imposte al nostro settore», sottolinea l’ATIP.
La preoccupazione più grande è che l’eventuale chiusura delle imprese di spettacolo private avrà come conseguenza immediata il licenziamento di migliaia e migliaia di lavoratori del comparto e dell’indotto. «Senza una presa d’atto che per i teatri privati si debba già pensare alle fasi 3 e 4, assisteremo alla inevitabile chiusura di molte Imprese del settore. Occorre prolungare alcuni strumenti già messi in atto per assorbire l’impatto della fase 1, come la Cassa Integrazione in deroga/Fondo incremento salariale fino a ottobre 2020, e il credito d’imposta sugli affitti fino a dicembre 2020», incalza l’associazione.
Come già fatto per settori come l’automotive e le biciclette, ATIP chiede che venga esteso l’Art Bonus al Teatro Privato e consentita la defiscalizzazione totale dei biglietti acquistati per la cultura e l’intrattenimento dal vivo per tutto il 2021. Inoltre, secondo la neaonata associazione «è giunto il momento di sanare una grave lacuna del settore teatrale rispetto a settori affini dello Spettacolo e della Cultura: ora più che mai serve l’estensione del Tax credit esterno ed interno anche allo Spettacolo dal Vivo e ai Teatri Privati, come già fatto per Cinema e Audiovisivo».
All’Associazione Teatri Italiani Privati (ATIP) hanno aderito i teatri:
- Ambra Jovinelli, Roma
- Augusteo, Napoli
- Celebrazioni, Bologna
- Colosseo, Torino
- Della Luna, Milano
- Geox, Padova
- EuropAuditorium, Bologna
- Lyrick, Assisi
- Metropolitan, Catania
- Morato, Brescia
- Politeama, Genova
- Quirino, Roma
- Sistina, Roma
- Team, Bari
- Verdi, Firenze
foto: da Facebook: Teatro Europauditorium