L’Emilia-Romagna chiama infermieri dall’India? Nursind: «Non è il modo corretto»

Maggiori risorse per valorizzare il lavoro di chi è quotidianamente in prima linea al fianco dei pazienti e interventi concreti per migliorare la gestione organizzativa all’interno delle aziende sanitarie della regione. È la ricetta, secondo il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, per contrastare la continua e ormai cronica insufficienza di infermieri negli ospedali dell’Emilia-Romagna. L’occasione per ribadirlo è data dalle recenti notizie di stampa che riguardano l’allarme sulla questione dai dirigenti dell’ospedale ortopedico Rizzoli e dal policlinico Sant’Orsola di Bologna che, in commissione sanità del Comune, hanno parlato di una trattativa in corso con il ministero per l’arrivo, entro la fine dell’anno, di professionisti dall’India proprio per sopperire a tali carenze di personale. 

«Non è questo il modo corretto per affrontare la questione – commenta Antonella Rodigliano, segretaria regionale del Nursind- bisogna piuttosto puntare ad attrarre i nostri professionisti, che invece scappano dal pubblico, garantendo loro incentivi, prospettive di valorizzazione e politiche di welfare che possano migliorare le condizioni di lavoro nelle nostre aziende. Da diverso tempo denunciamo gestioni aziendali difficili, che non consentono agli infermieri di conciliare nel migliore dei modi i tempi di vita e di lavoro -continua- e possiamo comprendere le posizioni espresse dalle due aziende in questione se si fossero messe in atto finora iniziative proprio in questa direzione, ma così non è stato. Le nostre denunce sono rimaste sempre inascoltate e così, nel tempo, il problema non ha fatto altro che inasprirsi». 

Sempre secondo quanto riportato dagli organi di stampa, lo stesso assessore regionale alla sanità, Raffaele Donini, col quale è in corso in dialogo definito finora “proficuo” dal sindacato proprio in tal senso, ha in questi giorni ammesso che alla base della carenza di personale ci sia anche un tema di carattere economico e di remunerazione. «La coperta è corta, lo sappiamo – dice ancora Rodigliano – e proprio per questo pensiamo sia necessario utilizzare le risorse a disposizione per rendere maggiormente attrattiva la professione anziché ricorrere ad infermieri da altri Paesi. Bisogna porre più attenzione al personale quotidianamente in campo invece di istituire nuove figure apicali e dirigenziali, non è questo il momento per iniziative di questo genere. La priorità oggi è un’altra – prosegue la segretaria del Nursind-. Se già adesso non ci sono infermieri sufficienti, a breve andremo incontro ad una crisi che rischia di essere irreversibile».

«Quella dell’Emilia-Romagna è una sanità di livello qualitativo oggettivamente superiore rispetto a tante altre regioni, eppure, come lo stesso Donini ha ammesso -dice ancora Rodigliano-, tanti cittadini continuano a far fatica con le prenotazioni per visite ed esami, malgrado le strategie messe in campo dalla Regione per ridurre i tempi d’attesa, mentre i Cau starebbero alleggerendo il carico dei pronto soccorso, col rischio però di vanificare questi primi risultati che si starebbero ottenendo per via della mancanza di personale e di costi che rischiano di diventare eccessivi rispetto ai benefici che se ne possono trarre». 

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