I giovani medici iscritti al primo anno partecipano ad un progetto di formazione-intervento per dare supporto al Dipartimento di Sanità pubblica dell’AUSL di Bologna e alla Medicina del Lavoro.
Gli specializzandi iscritti al primo anno della Scuola di Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Bologna saranno coinvolti nell’attività del tracciamento dei casi di Coronavirus per un progetto di formazione di supporto al dipartimento di Sanità pubblica dell’AUSL di Bologna e alla Medicina del Lavoro. Spazi dedicati, linee telefoniche e connessioni con i database universitari e dell’AUSL sono stati predisposti nella sede della Scuola di specializzazione, in via San Giacomo 12. Qui gli specializzandi – dopo un periodo di formazione – si avvicenderanno nelle attività di tracciamento, confrontandosi sui dati epidemiologici e sulle modalità di svolgimento delle interviste. «Questo doppio progetto di formazione-intervento vede i giovani medici impegnati sul campo in importanti attività di contrasto alla diffusione della pandemia nel contesto cittadino e universitario, che si rivelano molto utili anche dal punto di vista formativo per la costruzione delle loro competenze», racconta Maria Pia Fantini, direttrice della Scuola di Igiene e Medicina Preventiva.
«Questo progetto sta portando ad una crescita culturale di tutti: se da un lato i medici in formazione specialistica mettono in pratica quanto da loro studiato, dall’altro i professionisti vengono contaminati da questo esplosivo sapere», dice Davide Resi, responsabile delle attività di formazione degli specializzandi messe a punto dal Dipartimento di sanità pubblica della AUSL di Bologna.
In parallelo all’avvio della collaborazione con il Dipartimento di Sanità Pubblica, la Scuola di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Bologna ha avviato anche un progetto per supportare la gestione dei casi positivi al COVID-19 in Ateneo. Anche in questo caso, dopo un periodo di training con i responsabili della Medicina del Lavoro dell’Alma Mater, gli specializzandi supportano le attività di “Referente COVID di Ateneo” attraverso contatto diretto dei casi positivi, tracciamento dei contatti negli ambienti universitari e segnalazione dei contatti a rischio al Dipartimento di Sanità pubblica, nonché con l’attivazione delle procedure di sanificazione negli ambienti universitari.
«Quello offerto dai nostri specializzandi, grazie alla Scuola di Igiene e Medicina preventiva e alla AUSL di Bologna, è un contributo importante, che mostra ancora una volta l’impegno messo in campo dall’Alma Mater, su tanti fronti, per superare l’emergenza sanitaria”, dichiara Mirko Degli Esposti, prorettore vicario e responsabile del Servizio per la salute e la sicurezza delle persone nei luoghi di lavoro dell’Università di Bologna.
L’attività di “contact tracing” prevede l’identificazione e gestione degli individui che possono essere stati a contatto con una persona positiva al coronavirus durante il periodo di contagiosità: l’obiettivo è identificare e isolare i nuovi casi secondari il più rapidamente possibile e interrompere così la catena di trasmissione dell’infezione. Il tracciamento avviene in questo caso contattando telefonicamente le persone risultate positive ad un tampone e chiedendo loro, attraverso un questionario, quali sono stati i contatti a rischio che devono essere ulteriormente rintracciati, verificati con tampone e messi poi in quarantena o in isolamento. Le informazioni raccolte vengono inserite in specifici database che comunicano con il sistema di rilevazione delle malattie infettive della Regione, con la Prefettura e con i database per la prenotazione dei tamponi.
«Una collaborazione, quella tra Unibo e Ausl di Bologna, che va oltre l’opportunità formativa, rinforza la capacità di risposta del sistema di sorveglianza ed evidenzia con ancora più forza le potenzialità di una sinergia tra università e servizio sanitario per la salute dell’intera comunità», dichiara Lorenzo Roti, direttore sanitario dell’Azienda sanitaria locale.
fonte: Università di Bologna