A Bologna i negozi cinesi sono chiusi per solidarietà

La comunità cinese di Bologna esprime la sua solidarietà alla città per l’emergenza Coronavirus chiudendo tutte le sue attività commerciali: è quanto scritto sui volantini esposti nelle vetrine dei negozi del centro urbano, in cui si apprende la decisione di chiudere almeno fino al 9 marzo. L’obiettivo è quello di prevenire un’eventuale diffusione del virus e di rassicurare i cittadini. I proprietari degli esercizi commerciali cinesi hanno dichiarato che la decisione di cessare momentaneamente tutte le attività è stata presa all’unanimità. Infatti, come si può notare camminando per le vie principali del centro come via Marconi, le vetrine e le saracinesche dei negozi espongono lo stesso comunicato: «Abbiamo deciso di sospendere le attività per dare un contributo alla comunità a ridurre al minimo la possibile diffusione di malattie virali». 

I commercianti cinesi ci tengono a sottolineare la loro vicinanza ai cittadini bolognesi, essendo loro una comunità ben radicata sul nostro territorio e che secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) conta circa 6mila persone. Gli impiegati di Emy parrucchieri di via Orfeo, 7/A, per esempio, tengono molto alla sicurezza della loro clientela. «Per noi è meglio stare chiusi per un’altra settimana in modo da garantire la tranquillità di tutti», ha dichiarato il gestore del negozio di parrucchieri. «Speriamo che in questo modo la gente capisca che non deve avere paura di noi». 

Già dalla settimana scorsa la comunità cinese ha adottato delle misure preventive. Nel negozio di abbigliamento e articoli per la casa Aumai Market di via Riva Reno, 2 i commessi alla cassa erano stati dotati di mascherine e guanti monouso. Inoltre, nel locale dell’esercizio commerciale è stata effettuata un’operazione di disinfezione quotidiana degli ambienti. 

Nonostante non siano stati registrati casi di cinesi risiedenti in Italia infettati dal virus, i loro negozi sono stati i primi ad essere colpiti duramente a livello economico, anche a causa del diffuso razzismo. Mercoledì scorso, a Cassola (Vicenza) un ragazzo italiano di origine cinese è stato aggredito con una bottiglia perché considerato un portatore di contagio. E sono solo di due giorni fa le dichiarazioni del presidente della regione Veneto Luca Zaia (Lega) secondo cui i cinesi sarebbero più propensi a spargere il Coronavirus perché si nutrirebbero di topi vivi. 

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