Sede di un’associazione nigeriana trasformata in alloggi fatiscenti, sequestri e 43 denunce

Decine di persone ammassate sopra materassi sporchi, in condizioni igienico-sanitarie preoccupanti senza un idoneo sistema di areazione, finestre sigillate con il rischio di morire soffocati a causa delle esalazioni di monossido di carbonio provocate dai numerosi bracieri accesi, alimentati da bombole di gas e utilizzati per cuocere il cibo o scaldare l’acqua, data l’assenza di un impianto idrico. È quello che hanno trovato i carabinieri di Bologna in un blitz in un’area in via Stalingrado che era stata concessa in comodato d’uso al presidente di un’associazione culturale nigeriana, con specifiche finalità pertinenti alla cura del verde e alla manutenzione dell’area.

L’operazione nasce da un’indagine dei carabinieri di Bologna che erano venuti a conoscenza che gli stabili di pertinenza dell’area, tre in totale, erano stati occupati abusivamente. Le 43 persone ospitate illecitamente in quegli stabili sono state denunciate perché irregolari sul territorio nazionale. Denunciato anche il presidente dell’associazione accusato di favoreggiamento, immigrazione irregolare e sfruttamento, considerato che lo stesso riceveva denaro per l’ospitalità. Ci sarebbe anche l’accusa del reato di ricettazione perché all’interno degli stabili sono stati trovati oggetti di provenienza illecita. Inoltre, durante il blitz sono stati trovati 2 chili di marijuana e alcuni grammi di cocaina. Per questo un 22enne gambiano è finito in manette per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. 

In particolare, durante il blitz i carabinieri hanno rilevato che il fabbricato più grande era stato adibito ad alloggi abusivi, il secondo a deposito di materiali elettrici e biciclette di dubbia provenienza, mentre il terzo ad alloggi di fortuna. Quest’ultimo presentava il tetto parzialmente danneggiato a causa di un incendio divampato qualche tempo fa. La corrente elettrica c’era, ma utilizzata attraverso la realizzazione d’impianti artigianali con il rischio di corto circuiti, sovraccarichi e conseguenti incendi, come successo in passato. La corrente elettrica non era presente ovunque e alcuni punti di passaggio erano bui, come i corridoi e le scale, prive dei parapetti e delle protezioni per accedere ai piani superiori. Alcuni spazi, utilizzati come ripostiglio, presentavano masse di panni, valigie, effetti di varia natura, tanto da chiudere completamente l’accesso, in particolare ad una stanza posta al primo piano del fabbricato centrale, risultata del tutto inaccessibile. 

Non erano presenti i servizi igienici, fatta eccezione per un unico water a uso esclusivo di una sola persona. I bisogni erano espletati all’esterno dell’area, dove erano state realizzate delle latrine a cielo aperto. L’area non presenta alcuna tipologia di raccolta rifiuti solidi urbani, che sono quindi dispersi all’interno dei locali adibiti a dormitorio. Sempre all’interno dei locali, nei pressi dei fornelli, sono state rilevate diverse batterie di auto con perdita di acidi e olii motore esausti. Le scarse condizioni igieniche hanno favorito la proliferazione di numerosi ed enormi ratti. Le circostanze, molto critiche, hanno imposto un intervento urgente dei Vigili del Fuoco e del personale sanitario dell’ AUSL per documentare e attestare, secondo le specifiche competenze, l’effettiva pericolosità dei luoghi, così come per altri aspetti legati al carico di materiali potenzialmente infiammabili. 

Nell’area recintata all’esterno dei fabbricati, invece, sono stati trovati 30 auto targati, di cui una Fiat 600 rubata, altri 4 autoveicoli privi di targa, 10 motocicli, di cui solo uno munito di targa, penumatici, apparecchiature elettriche in stato di abbandono e un centinaio di biciclette, alcune imballate e «pronte per essere spedite in Africa», come affermato dal presidente dell’associazione che ha in comodato d’uso l’area in questione. Almeno tre biciclette sono rubate e l’accertamento è stato fatto grazie alla collaborazione con i gestori di una pagina Facebook che si occupa del censimento delle biciclette rubate a Bologna. 

I carabinieri hanno sequestrato l’area che il presidente aveva il dovere di utilizzare in maniera diversa, come indicato nel contratto che aveva stipulato. Questo stabiliva che la zona fosse abbellita e trasformata in laboratori per la manutenzione e l’abbellimento del verde, come ad esempio il taglio dell’erba, le seminature di fiori e siepi, l’allestimento di un orto urbano con i servizi sociali del Quartiere San Donato. Il contratto, inoltre, stabiliva il divieto di mutare la destinazione d’uso dell’immobile. 

Condividi