Nel cuore del quartiere Navile di Bologna, la scuola dell’infanzia Dozza rischia di perdere una delle sue sezioni e di vedere ridotto il tempo scuola. Una decisione che, secondo alcune famiglie del territorio, metterebbe in crisi non solo l’offerta educativa ma anche il tessuto sociale di un’area già sottoposta a complesse trasformazioni urbanistiche.
È quanto denunciato da tre madri – Adelaide, Elisa ed Erika – in una lettera inviata il 16 maggio scorso al Provveditorato, all’URP e alla Direzione regionale dell’Emilia-Romagna, rimasta finora senza risposta. La comunicazione prende le mosse dalla circolare pubblicata sul sito dell’Ufficio Scolastico Provinciale, da cui si evince l’intenzione di chiudere una sezione della scuola Dozza, compromettendo di fatto il servizio.
La scuola rappresenta da anni un punto di riferimento per le famiglie del quartiere, non solo per la qualità dell’offerta educativa, ma anche per il ruolo di accoglienza e inclusione svolto nei confronti di bambini provenienti da contesti sociali fragili, come quelli delle famiglie circensi e giostrai, presenti nel territorio fino a marzo.
«Se muore una scuola, muore un quartiere», si legge nella lettera, che mette in evidenza le conseguenze a catena di una riduzione dell’orario scolastico: sezioni sovraffollate, mancanza di supporti per i genitori lavoratori, calo delle iscrizioni e rischio concreto di chiusura non solo per la scuola dell’infanzia ma anche per la primaria adiacente.
A rendere più amara la situazione è anche la mancata considerazione, in passato, di proposte avanzate dai genitori per migliorare il servizio, come l’attivazione del pre-scuola alle 7:30. Oggi, mentre si parla di estensione dell’orario in altre forme, le famiglie si sentono prese in giro. «Le necessità reali delle famiglie, come il pre-scuola, non sono mai state supportate», sottolineano le firmatarie.
Il contesto non è secondario: la scuola Dozza si trova nel cuore della Bolognina, zona interessata da un piano di rigenerazione urbana che richiederebbe, secondo le famiglie, un rafforzamento e non una riduzione dei presìdi educativi. In più, con le graduatorie ancora aperte e l’assegnazione dei posti destinata a protrarsi fino all’autunno, prendere decisioni drastiche ora rischia di compromettere l’evoluzione naturale delle iscrizioni.
Secondo i dati attuali, nel solo quartiere Navile ci sarebbero almeno 143 bambini ancora in attesa di un posto alla scuola dell’infanzia. Ridurre l’offerta, dunque, appare come una mossa prematura e controproducente.
«È un segnale profondamente contraddittorio rispetto alla storia e all’identità pedagogica di questo territorio», scrivono le tre madri, che raccontano anche la loro scelta di vivere in zona proprio per la presenza della scuola. Ora, vedere questa realtà educativa avviarsi verso una chiusura progressiva viene vissuto come un tradimento.
Infine, le famiglie chiedono chiarezza anche su un altro punto dolente: la continua rotazione nella direzione scolastica, che avrebbe reso difficile ogni forma di dialogo strutturato con l’istituto.
Nel silenzio delle istituzioni, resta forte l’appello a rivedere la decisione, congelarla almeno fino alla fine del ciclo delle iscrizioni, e riaprire il confronto con chi vive ogni giorno la realtà scolastica, non solo come un servizio, ma come parte integrante della vita comunitaria.