Rinvenuto il più antico DNA di Neandertal dell’Europa centro-orientale, la ricerca coordinata dall’Unibo 

Il DNA di un uomo di Neandertal è stato individuato analizzando un dente rinvenuto nella grotta di Stajnia, sull’altopiano di Cracovia-Czestochowa, in Polonia. 

Risale a 80 mila anni fa ed è il più antico DNA dell’uomo di Neandertal mai trovato in Europa centro-orientale rivenuto analizzando un dente molare scoperto sull’altopiano di Cracovia-Czestochowa, in Polonia. «Si tratta di un reperto rinvenuto in un sito archeologico impegnativo: siamo riusciti ad ottenere questo importante risultato grazie ad un forte approccio multidisciplinare», ha dichiarato Sahra Talamo, professoressa dell’Università di Bologna che ha coordinato la ricerca. Il risultato ottenuto dagli studiosi è particolarmente importante per comprendere un periodo cruciale della storia dell’uomo di Neandertal, quando l’ambiente era caratterizzato da un’estrema stagionalità e alcuni gruppi si disperdevano ad est verso l’Asia centrale. 

L’uomo di Neandertal in Europa 

Il brusco peggioramento del clima avvenuto circa 10o mila anni fa ha trasformato il territorio boscoso dell’Europa centro-orientale in un ambiente aperto caratterizzato dalla steppa e dalla taiga, favorendo l’arrivo dalle regioni dell’Artico di mammut, rinoceronti lanosi e di altre specie adattate ai climi freddi. Nuove condizioni climatiche che hanno causato gravi contrazioni demografiche tra i gruppi di Neandertaliani. Gli archeologi sono rimasti a lungo perplessi dalla capacità di resilienza dei Neandertaliani in queste regioni. Le analisi genetiche realizzate fino ad oggi hanno dimostrato che a questa tradizione culturale sono associati due importanti eventi di ricambio demografico nella storia dei Neandertaliani: circa 90.000 anni fa i Neandertaliani dell’Europa occidentale hanno sostituito la popolazione locale neandertaliana dell’Altai nell’Asia centrale, mentre circa 45.000 anni fa i Neandertaliani dell’Europa occidentale hanno sostituito i gruppi locali del Caucaso. «La Polonia, situata all’incrocio tra le pianure dell’Europa occidentale e gli Urali, è una regione chiave per comprendere queste migrazioni e per risolvere le questioni relative all’adattabilità e alla biologia dei Neandertaliani nell’habitat periglaciale», dice Andrea Picin, ricercatore presso l’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva di Lipsia e primo autore dello studio.  

Il dente Neandertaliano 

«Siamo rimasti estremamente sorpresi quando l’analisi genetica ha rivelato che il dente aveva almeno 80.000 anni. Fossili di questa età sono molto difficili da trovare e, in generale, il DNA non è ben conservato», dicono Wioletta Nowaczewska dell’Università di BratislavaAdam Nadachowski dell’Istituto di Sistematica ed Evoluzione degli Animali dell’Accademia Polacca delle Scienze, co-autori dell’articolo. 

La collezione litica rinvenuta nella grotta di Stajnia, inoltre, presenta una serie di caratteristiche comuni a diversi siti importanti in Germania, in Crimea, nel Caucaso settentrionale e nella regione dei monti Altai. Somiglianze che sono probabilmente il risultato della crescente mobilità dei gruppi di Neandertal, i quali spesso si spostavano attraverso le pianure dell’Europa settentrionale e orientale inseguendo animali migratori adattati al freddo. I fiumi Prut e Dniester sono stati probabilmente utilizzati come principali corridoi di dispersione dall’Europa centrale al Caucaso. E corridoi simili avrebbero potuto essere utilizzati anche circa 45.000 anni fa, quando altri Neandertaliani occidentali che trasportavano utensili di pietra micocchiani sostituirono le popolazioni locali nella grotta di Mezmaiskaya, nel Caucaso. «Abbiamo prima scoperto che il genoma mitocondriale di Stajnia S5000 era il più vicino a resti neandertaliani trovati nella grotta di Mezmaiskaya, nel Caucaso, e abbiamo quindi utilizzato l’orologio genetico molecolare per determinare l’età approssimativa del dente», aggiunge Mateja Hajdinjak, co-autrice dell’articolo e ricercatrice presso l’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva. «Dal punto di vista geografico, la scoperta di questo dente ci permette di fissare nuovi punti cronologici sulla mappa di distribuzione delle informazioni genetiche dei Neandertaliani». 

I protagonisti dello studio 

Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature, è stato coordinato dalla professoressa Sahra Talamo del Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna e principal investigator del progetto di ricerca europeo RESOLUTION. Per l’Università di Bologna ha collaborato anche Stefano Benazzi, professore al Dipartimento di Beni culturali e principal investigator del progetto di ricerca europeo SUCCESS. Hanno partecipato inoltre studiosi dell’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva (Germania), dell’Università di Breslavia (Polonia), dell’Istituto di Sistematica ed Evoluzione degli Animali dell’Accademia Polacca delle Scienze (Polonia). 

fonte:Università di Bologna

 

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