Migranti, a Bologna più difficile chiedere il domicilio: il Coordinamento migranti contro la Questura

«La Questura di Bologna impone arbitrariamente ai richiedenti asilo di fornire documenti, da parte dei padroni di casa e – se presente – di chi è titolare del contratto di affitto, che attestino il domicilio. Dove la legge parla della necessità di una semplice auto-certificazione, la Questura bolognese interviene aumentando le richieste». È la denuncia del un collettivo politico Coordinamento migranti di Bologna che oggi sul loro sito web attaccano un comportamento inusuale della polizia bolognese nella richiesta di documenti utili ad attestare il domicilio dei migranti. Tanto più che a qualche decina di chilometri da qui, a Modena, la Questura richiede solamente un’autocertificazione, come prescrive la legge. 

La polizia bolognese, invece, a suo arbitrio determinerebbe, secondo il Coordinamento migranti, un allungamento dei tempi nella concessione e nel rinnovo dei permessi di soggiorno dei richiedenti asilo, di chi è in attesa della commissione e di chi attende l’esito del ricorso dopo aver ricevuto un diniego.  «La Questura di Bologna contribuisce così al disegno del ministro dell’Interno Matteo Salvini: rende sempre più precaria e ricattabile la vita di migliaia di uomini e donne che, provvisti esclusivamente del cedolino che gli uffici consegnano come ricevuta della richiesta di permesso, continuano a trovarsi di fronte a padroni razzisti che si fanno mille scrupoli per assumerli regolarmente e nessuno per impiegarli in nero», incalza il Coordinamento migranti Bologna. 

Il collettivo chiede, inoltre, «che sia consegnato ai richiedenti asilo – unitamente al cedolino – una dichiarazione scritta della Questura che attesti la possibilità di lavorare regolarmente, sia al momento della formulazione della domanda di asilo, sia nei successivi momenti di rinnovo del permesso, anche quando, dopo un diniego, viene presentato ricorso». 

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