Il cambiamento climatico influenza le alluvioni, lo dice uno studio a cui partecipa l’Unibo

Il riscaldamento globale modifica l’entità degli eventi alluvionali: aumentano nei paesi Nord-occidentali, diminuiscono in quelli meridionali e orientali (ma in Italia la situazione è più complessa). A rivelarlo è uno studio internazionale coordinato da Günter Blöschl, esperto di piene fluviali della Vienna University of Technology (Austria) a cui ha partecipato anche l’Università di Bologna con il professore del dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali Attilio Castellarin e il ricercatore Alberto Montanari«Fino ad oggi i dati osservati non erano sufficienti per accertar l’effetto su larga scala del cambiamento climatico sull’entità degli eventi alluvionali, ma grazie a questo nuovo studio possiamo ora affermare con fiducia che l’impatto dei cambiamenti climatici è chiaramente visibile», ha dichiarato Günter Blöschl. 

Il cambiamento climatico non ha però lo stesso effetto ovunque: gli eventi di piena sono sempre più intensi nell’Europa Nord-occidentale, mentre l’entità delle alluvioni fluviali è generalmente diminuita nell’Europa meridionale e nell’Europa orientale. In Italia si nota una riduzione delle alluvioni dei corsi d’acqua di dimensione medio-grande, ma restano da valutare nel dettaglio fiumi e torrenti di dimensioni ridotte e i tratti urbani dei corsi d’acqua, che negli ultimi anni si sono rivelati particolarmente sensibili e piogge intense di breve durata, provocando anche conseguenze drammatiche. «Si tratta di un passo avanti molto importante. Per la prima volta abbiamo avuto l’opportunità di analizzare dati estesi a tutto il contesto europeo. Possiamo dire che da oggi conosciamo gli effetti del cambiamento climatico sulle alluvioni dei grandi fiumi». 

Nell’Europa centrale e nord-occidentall’entità delle piene è in aumento a causa dell’aumento delle precipitazioni e dell’umidità del suolo. Nell’Europa meridionale, invece, i livelli di piena tendono a diminuire poiché i cambiamenti climatici si traducono in una riduzione delle precipitazioni e le temperature più elevate provocano una maggiore evaporazione dell’acqua dal suolo. Tuttavia, per i piccoli corsi d’acqua le piene potrebbero anche diventare più severe a causa di una maggiore frequenza nei temporali e di una differente gestione del territorio (per effetto, ad esempio, della deforestazione). E le piene stanno diminuendo anche nell’Europa orientale, caratterizzata da un clima più continentale, principalmente a causa delle più elevate temperature che riducono lo spessore dello strato di neve durante la stagione invernale. 

L’entità delle variazioni nelle portate di piena evidenziate nello studio è notevole: si passa infatti da una riduzione prevista del 23 per cento ad un aumento dell’11 per cento per decennio (rispetto alle medie di lungo termine). Se queste tendenze dovessero perdurare nel futuro, si potrebbero attendere effetti importanti sul rischio d’alluvione in molte regioni d’Europa. Secondo gli studiosi, questi dati sono un chiaro segnale di avviso che spinge a mettere in campo subito strategie efficaci per la gestione degli eventi alluvionali. Indipendentemente dagli sforzi necessari per mitigare i cambiamenti climatici, infatti, gli effetti del riscaldamento globale si faranno sempre più concreti nei prossimi decenni e la gestione delle piene dovrà quindi per forza di cose adattarsi a questa nuova realtà. 

Per quanto riguarda la situazione italiana, lo studio evidenzia come l’entità delle alluvioni dei corsi d’acqua di dimensione medio-grande, fatta eccezione per l’arco alpino, si sia in media ridotta negli ultimi cinquant’anni, coerentemente con quanto è accaduto in tutti i paesi del Mediterraneo. La frequenza con cui si verificano piene estreme dei grandi corsi d’acqua italiani sembra quindi generalmente diminuita. 

Gli studiosi sottolineano però che, per mancanza di osservazioni disponibili, questa tendenza non è accertata su fiumi e torrenti di dimensioni ridotte e sui tratti urbani dei corsi d’acqua: proprio i contesti che negli ultimi anni sono stati protagonisti dei più drammatici eventi alluvionali del nostro Paese. Essendo particolarmente sensibili alle piogge intense di breve durata, i piccoli corsi d’acqua e i tratti fluviali urbani sono infatti soggetti ad un quadro decisamente più complesso del rischio alluvionale. 

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, ha coinvolto 35 gruppi di ricerca europei tra i quali il Politecnico di Torino con il gruppo di ricerca composto da Alberto ViglioneDaniele Ganora Pierluigi Claps, l’Università di Messina con Giuseppe T. Aronica, l’Università di Padova con Marco Borgal’Università di Napoli Federico II con Giovanni B. Chirico e l’Università di Roma Tre con Elena Volpi.  

Condividi