Nell’ospedale bolognese la percentuale di medici che rifiutano l’aborto è al 70%, in controtendenza rispetto agli altri ospedali del territorio.
In tutti gli ospedali di Bologna il numero degli obiettori di coscienza è basso, tranne che al Sant’Orsola dove la percentuale dei medici anti-abortisti è del 70%, di gran lunga sopra la media regionale. A renderlo noto è il gruppo transfemminista Mujeres Libres attraverso un’analisi condotta con i dati forniti nel 2021 dalle Aziende sanitarie locali di riferimento. L’azienda ospedaliera di via Massarenti sembra andare in controtendenza rispetto alla regione e alla provincia bolognese che, nel loro complesso, vedono scendere i numeri degli obiettori di coscienza attestandosi rispettivamente al 42 al 35%. Questi ultimi però si concentrano sempre di più in alcune strutture ospedaliere tra le quali il Sant’Orsola.
Non è la prima volta che l’ospedale bolognese si rende protagonista di azioni a supporto degli anti-abortisti. Nel 2014 ospitò la “preghiera contro l’orrore dell’aborto” che scatenò diverse reazioni soprattutto nel mondo della politica cittadina. Ma il Sant’Orsola non è solo un caso: uscendo dalla provincia di Bologna una situazione simile è riscontrabile a Reggio Emilia con il 100% di obiettori e nell’ospedale di Faenza con il 76%.
Sembra esserci una tendenza quindi, di alcune strutture ospedaliere a diventare vere e proprie roccaforti anti aborto. «In Italia abbiamo una legge che in teoria consente di abortire in maniera sicura, ma nella civilissima Bologna all’ospedale Sant’Orsola 7 ginecologi su 10 si rifiutano di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza. Vi sembra questo un paese dove la libertà di scelta è garantita? vi sembra questo un paese in cui non dobbiamo ancora scendere in piazza?», ha dichiarato il gruppo transfemminista commentando i dati. Mujeres Libres, infatti, ha provato, attraverso una vera e propria mappatura dell’obiezione di coscienza, a denunciare il fatto che in alcune strutture il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza è sempre più limitato.
«Sappiamo benissimo che non si sta facendo assolutamente niente per combattere il primo vero ostacolo per rendere l’aborto accessibile: eliminare ogni traccia di obiezione di coscienza». In alcuni casi, il collettivo ha denunciato, anche la difficoltà nel reperire i dati soprattutto per la città di Bologna che non li ha forniti per mesi nella maniera corretta, aggregando personale medico e non medico degli ospedali e dei consultori, non garantendo così un’analisi più approfondita.