A Bologna una via intitolata alla transessuale Marcella Di Folco, una scelta unica al mondo

Una decisione all’avanguardia del sindaco di Bologna, Virginio Merola dopo il sollecito dell’avvocata Cathy La Torre e dell’ex senatore del Partito Democratico Sergio Lo Giudice, che promossero questa iniziativa nel 2011. 

Bologna sarà la prima città al mondo a dedicare una via in onore di una persona transessuale: è quanto dichiarato ieri dal sindaco Virginio Merola confermando la volontà di celebrare l’attivista dei diritti LGBT+, politica e attrice Marcella Di Folco. La decisione del primo cittadino bolognese è arrivata dopo il sollecito dell’avvocata Cathy La Torre e dell’ex senatore del Partito Democratico Sergio Lo Giudice, che promossero questa iniziativa nel 2011. Secondo il regolamento della commissione per la toponomastica devono passare almeno dieci anni dalla morte di una persona perché le venga intitolata una strada, e il decennale della scomparsa di Marcella di Folco ricorrerà il prossimo lunedì 7 settembre. 

Chi è Marcella Di Folco

È stata un’importante figura della cultura e della politica italiana. Nata a Roma come Marcello il 7 marzo 1943, ha cominciato la sua carriera nei roboanti anni Sessanta del Piper Club, una delle più note discoteche italiane. Notata nel 1969 dal regista Federico Fellini, con il quale comincerà un fruttuoso sodalizio artistico, Di Folco ottenne il suo primo ruolo come attrice nel controverso film “Satyricon”. La sua attività come interprete è proseguita per tutti gli anni Settanta, collaborando con alcuni dei più grandi registi italiani, come Roberto Rossellini, che la volle nel ruolo del protagonista nella miniserie tv “L’età di Cosimo de’ Medici”, Dino Risi, Mario Monicelli ed Elio Petri. Ma il ruolo per cui è più ricordata è quello del principe Umberto di Savoia in “Amarcord” (1973), un’opera che consegnò a Fellini il suo terzo Premio Oscar come Miglior Film Straniero. 

La Di Folco si sottopose all’operazione di cambio di sesso nel 1980 a Casablanca poiché in Italia non esisteva ancora una legge che lo permettesse. L’introduzione della Legge n.164, che riconosce alla persona transessuale di ottenere la modifica del sesso attribuito alla nascita e riportato nei registri anagrafici, arrivò il 14 aprile 1982. La seconda parte della vita di Marcella Di Folco è, difatti, dedicata alla difesa dei diritti delle persone transessuali: nel 1988 fu eletta presidente del Movimento Identità Transessuale (MIT) e, successivamente, nel 1997, come vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG). All’attivista sono dedicati il documentario del 2014 “Una nobile rivoluzione” di Simone Cangelosi e il libro “Storia di Marcella che fu Marcello” della giornalista Bianca Berlinguer, pubblicato nel 2019. 
 
Trasferitasi a Bologna nel 1986, Marcella Di Folco creò il primo consultorio al mondo gestito da transessuali. Il frutto della sua capacità di dialogo con le istituzioni mantiene tutt’oggi, a dieci anni dalla scomparsa, i suoi risultati: il consultorio fa ancora parte del servizio A.S.L. della città di Bologna. Ma le vittorie dell’artista e attivista non si esauriscono qui. Nel 1995 fu la prima transessuale italiana eletta come consigliere comunale, nonché la prima, nel maggio del 2010, ad essere ricevuta da un presidente della Repubblica (all’epoca Giorgio Napolitano). 

Marcella Di Folco viene ricordata con grande affetto da molti bolognesi, che ancora oggi raccontano aneddoti che la riguardano. Uno di questi ha a che fare con il soprannome che le avevano dato i cittadini, “Marcellona volante”, perché amava sfrecciare per Bologna con il suo motorino indossando un lungo caftano nero che ricopriva completamente sia lei che il mezzo di trasporto, dando l’impressione che volasse. «Devo tutta la mia vita a Marcella, mi ha insegnato non solo la politica e l’empatia, ma anche la capacità di risolvere i problemi», ha dichiarato Cathy La Torre alla Gazzetta di Bologna. «Era una donna stimatissima in città, tanto che al suo funerale parteciparono tutti gli esponenti sia di centrosinistra che di centrodestra, una cosa assolutamente non scontata». 

Sulla decisione di intitolare una via all’attivista LGBT+ si è espresso anche l’altro promotore dell’iniziativa, Sergio Lo Giudice, che sul suo profilo Facebook ha affermato: «È una gran bella notizia per la memoria di Marcella che se l’è meritato con le sue battaglie». Poi ha aggiunto: «Ma lo è soprattutto per la comunità bolognese, che ancora una volta si colloca all’avanguardia nella difesa e nella promozione delle libertà individuali e della pluralità delle relazioni sociali».

L’avanguardia di Bologna diverrà anche oggetto di Guinness dei Primati: dopo la prossima decisione della commissione per la toponomastica la città sarà la prima al mondo ad intitolare un’intera strada ad una persona transessuale. Nel resto del globo esistono alcuni luoghi dedicati alla memoria di persone transessuali, come l’angolo del Greenwich Village di New York in onore di Sylvia Rivera o il parco di Brooklyn intitolato a Marsha P. Johnson. 

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