Violenza sulle donne, «Dimezzate le nuove richieste di aiuto da quando è iniziato l’isolamento»

Per molte persone restare a casa ai tempi dell’emergenza Coronavirus ha il suo lato positivo come, per esempio, poter rinsaldare i rapporti stando più tempo con i propri cari o con la loro famiglia. Tuttavia, per altri l’isolamento può diventare anche una prigione che, se da una parte ci protegge dal contagio, dall’altra ci può costringere a condividere le mura con una persona che esercita violenza su di noi quotidianamente, senza magari la possibilità di avere quella riservatezza necessaria per fare una telefonata per chiedere aiuto. A suonare il campanello d’allarme è il centro antiviolenza “Casa delle donne” di Bologna che in questo periodo di quarantena rimane comunque aperto al solito orario anche se con diverse restrizioni. Il centro riceve 2/3 nuove chiamate al giorno di media, ma, da quanto dicono, il numero delle nuove richieste di aiuto si è dimezzato da quando è incominciato l’isolamento e tra i motivi ci può essere anche una minor possibilità di chiedere aiuto da parte delle donne. 

«Sappiamo bene che le violenze contro le donne aumentano nel fine settimana quando il marito è a casa. Questa situazione d’isolamento influirà tantissimo sulla vita delle donne e sulla loro possibilità di chiedere aiuto perché, se non possono uscire di casa se non per comprovati motivi di carattere urgente, fanno fatica a venire al centro e forse anche a fare una telefonata in tranquillità. La donna deve avere un momento di solitudine per parlare, in un luogo in cui non viene ascoltata e con il marito a casa tutto questo diviene più difficile. Non è certo la presenza in casa la causa della violenza, ma chiaramente le occasioni si moltiplicano stando sotto lo stesso tetto sempre, così le occasioni di controllo da parte del partner che è uno dei meccanismi fondamentali della violenza. Il partner può chiedere all’altro con chi è al telefono, portarglielo via o anche buttarlo. Questo controllo ossessivo unito all’isolamento rende possibile il fatto che poi si possa scatenare facilmente la violenza fisica, sessuale ed economica. Le donne avranno completamente a carico la gestione dei bambini e anche questo è uno dei meccanismi in cui si esplica la violenza», dicono dalla Casa delle Donne di Bologna. 

Gli orari del centro antiviolenza rimangono invariati tuttavia le norme anti covid-19 hanno portato a diverse restrizioni: non si possono fare più gruppi di sostegno, le supervisioni, e i colloqui personali si svolgono per telefono,  direttamente solo in casi emergenziali come succede nelle case rifugio. Le necessità di mantenere le distanze di sicurezza ha, tuttavia, obbligato ad una riduzione di operatrici all’interno del centro. 

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