«Sembra, stando al marketing Unibo, che le lezioni online attivate sulla piattaforma Microsoft Teams non differiscano praticamente in niente con quelle di presenza, che gli esami si svolgano come sempre (sì è stata una botta ma ci siamo rialzati e riorganizzati!), che i libri si trovino come si sono sempre trovati e che, insomma, la vita trascorra in tranquillità. Basta parlare pochi minuti con qualunque studente, studentessa ma anche docente nelle email quasi quotidiane inviate dal Rettore Ubertini non c’è un accenno a ciò che una studentessa o studente sta vivendo sulla propria pelle.
L’unica briciola che hanno pensato di concederci è stato di ritardare il pagamento della rata universitaria di un mese, anziché pagarlo nel mese corrente. Ma i problemi reali degli iscritti sono tantissimi.
Partiamo, innanzitutto, dalla didattica online. Mettiamo subito in chiaro che essa non è sostitutiva della didattica fisica, sia per quanto riguarda le lezioni che gli esami. Non è per niente semplice seguire lezioni online con la connessione dello studentato o contemporaneamente ai propri cinque coinquilini connessi alla stessa linea. Molti docenti non hanno ancora inserito o hanno già comunicato che non inseriranno appelli d’esame da tenere sulla piattaforma Microsoft Teams diffidenti, in alcuni casi anche giustamente, verso la possibilità di tenere i loro esami online. Inoltre, è stata introdotta la modalità d’esame su Zoom e non su Microsoft Teams e sono già tantissime le segnalazioni di studentesse e studenti che non sono riusciti per motivi di connessione a quest’altra piattaforma sostenere degli esami.
Le modalità per gli esami scritti online sono fra il classista ed il distopico. Non si tiene conto, nella procedura presentata dall’Università, del “digital divide”, della possibilità che qualcuno non disponga di un computer con webcam, di una buona connessione internet (come ad esempio accade negli studentati Er-go) ma anche che qualcuno disponga di un computer fisso e non PC per cui non può ruotare lo schermo se richiesto dal professore. Chi ha figli in casa come può sostenere un esame di più ore senza avere qualcuno che si curi di loro? Poi da tenere in conto è il potere d’intromissione nello spazio personale di studenti e studentesse di cui si vuole fare carico l’Università.
C’è poi un forte problema economico poiché in tanti e tante hanno perso quei lavori o quei lavoretti con i quali si potevano permettere di studiare, e quindi anche di poter comprare i libri, che spesso costano cifre spropositate se pensiamo che verranno usati solo una volta nella vita, o addirittura a volte servono solo per qualche capitolo. Addirittura, alcuni testi non sono neanche reperibili on line, né in formato ebook né in copia cartacea perché magari molto vecchi o del tutto fuori commercio.
Inoltre, molto del materiale presente nelle biblioteche universitarie ora chiuse non è digitalizzato, quindi è totalmente impossibile usufruirne. Le risorse bibliotecarie erano importantissime per chiunque, per chi scriveva la tesi di laurea poi sono fondamentali. Libri più specifici non si trovano attualmente in commercio ed è poi assolutamente irreale dover essere costretti a comprare ogni titolo necessario a produrre una bibliografia decente per la propria tesi di laurea. Spessissimo non bastano neanche i fondi librari dell’ateneo a soddisfare le richieste degli studenti per cui era necessario recarsi in altre biblioteche o richiedere il prestito interbibliotecario.
Chi non beneficia dell’esenzione ogni anno deve pagare migliaia di euro per iscriversi all’Alma Mater, per avere il diritto a frequentare i corsi, dare gli esami e usufruire dei suoi servizi agli studenti. La governance universitaria è convinta di aver risolto traslando tutta la sua didattica online sulla piattaforma di Microsoft Teams, tutto questo senza tenere in conto che magari non tutti godono di una buona connessione internet, in particolar modo negli studentati Er-go. Ma stando alle dichiarazioni del ministero dell’Istruzione, per lungo tempo non entreremo nelle aule, nelle biblioteche, non attraverseremo i corridoi delle sedi universitarie. In sintesi, per ancora molto tempo, non usufruiremo di nessun servizio! Insomma, perché pagare le tasse ad un’istituzione che non ci sta fornendo servizi? Perché quindi dovremmo continuare a pagare un’istituzione che per di più non sta neanche avendo spese di gestione delle sedi? È il momento che su questo tema arrivino risposte ed aiuti concreti per chi si trova davanti ad un vicolo cieco».
Studenti e studentesse dell’Università di Bologna