Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna ha ideato un robot-costruttore in grado di costruire autonomamente strutture reticolari, senza il sostegno di infrastrutture.
Un robot costruttore che, grazie alla tecnologia della stampante 3D, sarà in grado di costruire in autonomia abitazioni e palazzi senza l’aiuto di supporti esterni. . È il risultato del progetto AUTO-R3(d)ICOLARI, realizzato da un gruppo di giovani ricercatori dell’Università di Bologna e finanziato dal programma Alma Idea. Lo “spider-robot”, definito così perché si muove come un ragno sulla sua tela, è in grado di fabbricare strutture reticolari muovendosi lungo le parti già realizzate per costruire quelle ancora mancanti, senza alcuna infrastruttura di sostegno. «Quello che abbiamo messo a punto è un sistema mobile e flessibile, adatto per stampare oggetti tridimensionali di qualsiasi geometria, con dimensioni anche molto superiori a quelle della stampante stessa. Si tratta di una tecnologia che si presta a qualunque materiale adatto alla stampa 3D: metalli, polimeri, materiale cementizio», ha affermato Michele Palermo, ricercatore al dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna, che ha guidato il progetto.
Il robot è particolarmente adatto a costruire con materiali metallici, questo lo rende adatto a costruire strutture di copertura per palazzetti dello sport, stadi, aeroporti. L’idea è stata ispirata dall’azienda olandese MX3D, ora partner industriale del team di ricerca, ha realizzato il primo ponte al mondo interamente in acciaio stampato in 3D.
Il prototipo, per cui è stata già presentata la domanda di brevetto, è già capace di lavorare in autonomia senza l’aiuto di persone o altre infrastrutture. Un’innovazione che apre l’orizzonte ad affascinanti visioni future. «Si tratta di tecnologie adatte per creare costruzioni in ambienti particolarmente pericolosi o addirittura in contesti extraterrestri, perché non è necessaria la presenza di personale sul campo», ha aggiunto il professor Tomaso Trombetti, che ha coordinato le attività del gruppo di ricerca. «In una prospettiva a lungo termine, questi strumenti potrebbero essere usati per realizzare costruzioni ad elevata efficienza strutturale, anche di dimensioni tali da consentire la copertura di intere città».
Il team di giovani ricercatori che lo ha realizzato è composto da Michele Palermo, responsabile dell’attività di ricerca e Vittoria Laghi, entrambi del Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali (DICAM), Luca Patruno del Laboratorio di Meccanica Computazionale, Umberto Scarcia del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi” e Monica Pragliola del Dipartimento di Matematica.