Incursione al presidio online degli operatori della cultura, “hacker” scrivono: «Viva il duce»

Nonostante l’incursione di qualche imbecille, la manifestazione online a un anno dalla chiusura di cinema, teatri e luoghi culturali, è stato portato a termine.

Il presidio degli operatori e delle operatrici dello spettacolo e della cultura di Bologna, spostato sulla piattaforma Zoom a causa della zona arancione in cui è l’Emilia-Romagna, è stato sotto attacco (zoombombing) da parte di qualche sedicente hacker che in diretta ha inneggiato a Mussolini e Matteo Salvini con tanto di svastiche disegnate. Tuttavia, nonostante l’incursione di qualche imbecille, il presidio che si sarebbe dovuto svolgere in piazza Pasolini, a un anno dalla chiusura di cinema, teatri e luoghi culturali, è stato portato a termine. L’iniziativa si collegava a tante altre analoghe svolte in tutta la penisola per ricordare che un anno fa iniziava un periodo buio per la cultura e per lo spettacolo. 

«Non possiamo che essere contenti del fatto che il ministro per i Beni e le Attività culturali Dario Franceschini abbia detto che cinema e teatri sono luoghi sicuri e che l’Italia deve essere la prima a riaprirli. Bene, ma chiediamo che si faccia presto, perché non basta più quello che è stato fatto sinora a far sopravvivere questo settore e chi ci lavora», ha dichiarato in un comunicato congiunto le organizzazioni sindacali Slc Cgil Emilia-Romagna, Fistel Cisl Emilia-Romagna e Uilcom Uil Emilia-Romagna. Secondo i sindacati non basterebbero più i ristori né in quantità né in durata, non basterebbe più la cassa integrazione in deroga Covid e non basterebbe più nemmeno il divieto di licenziamento, «perché migliaia di lavoratori in Emilia-Romagna hanno comunque già perso il loro posto di lavoro perché a tempo determinato, stagionali o intermittenti».  

«Se vogliamo far rispettare contratti e tutele secondo noi c’è bisogno di un ruolo più forte dell’Osservatorio sulla cultura regionale, c’è bisogno di un accordo di protocollo per le buone pratiche, c’è bisogno di un percorso di certificazione della qualità sociale di chi opera a qualunque titolo nella cultura. Perché non basta più curare nella emergenza, bisogna progettare il futuro, un futuro in cui la dignità dei lavoratori dello spettacolo sia dignità per tutti», chiudono i sindacati. 

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