Il giornalista e scrittore Claudio Visani, già autore di numerosi saggi e racconti di storie vissute, debutta nel romanzo di invenzione narrativa. La recensione di Monica Pedretti.
Mauro Dall’Osso è un giovane cresciuto in periferia, poco interessato allo studio, non ha voglia di proseguire il lavoro nell’azienda di un padre arido, rivolto al guadagno, indifferente alle attitudini e ai desideri del figlio. Tenta la fuga dall’anonimato e da un mondo a cui non sente di appartenere buttandosi in una politica che non è più ideale o servizio per la collettività, ma un trampolino analogo a quello rappresentato un tempo dal mondo dello spettacolo. Grazie all’abilità con il web, emerge dal gruppo raggiungendo le vette massime possibili, per poi cadere, risorgere fino a una inaspettata svolta etica che lo spingerà a rompere gli schemi tentando di cambiare radicalmente il paese.
Con “Il presidente di luna nera”, Claudio Visani, già autore di numerosi saggi e racconti di storie vissute, debutta nel romanzo di invenzione narrativa. Una sfida per una penna di formazione giornalistica, avvezza a raccontare fatti accaduti e per vincerla esplora un mondo a lui conosciuto, quello della politica, che è stato il centro della sua carriera di giornalista. Racconta la crisi di ideali che ha indotto la deriva politica dei giorni nostri, prospettando risvolti futuri inquietanti e non impossibili. La lettura induce svariate riflessioni, tra tutte le motivazioni della trasformazione dell’impegno politico delle generazioni passate, rivolto all’interesse pubblico, a motore per il destino dei singoli. Altro tema centrale è il ruolo dei media che abdicano al ruolo di controllori a loro deputato per consegnarsi al servizio del potere, un fenomeno originato negli anni ottanta quando per primi i socialisti di Craxi compresero l’importanza delle TV private, proseguito ai giorni nostri con l’uso del web di cui il Movimento 5 Stelle è stato precursore, in un gioco manipolatorio che trasforma il cittadino in pedina di un gioco a vantaggio di pochi. I giornali di carta con gli approfondimenti e le riflessioni sono stati gradualmente sostituiti da un’informazione fatta di facili slogan, antitesi del pensiero lungo necessario a comprendere le dinamiche.
Mauro Dall’Osso ha un’attrazione fatale per le donne, le descrive soffermandosi sulle forme del corpo, come fossero oggetti sessuali. L’autore ci prospetta una società sempre più maschilista, con il potere depositato in mani maschili. Ma, dopo l’inaspettata svolta etica che cambierà la sua vita, il protagonista si affiderà a due donne: la nipote Monica, destinataria delle memorie personali e politiche annotate su un diario e Marina, l’unica partner per cui proverà un affetto profondo e sincero, al di là dell’attrazione sessuale, in un complice rapporto di fiducia. Un barlume di speranza nel futuro affidato a queste due donne e alle parole di una canzone simbolo della nostra generazione, “Imagine” di John Lennon, a chiusura del romanzo.
L’autore ha trovato la cifra acconcia alla prima opera di invenzione narrativa anche se a tratti spunta il giornalista avvezzo a raccontare fatti di cronaca, ma è lo scrittore a prevalere, la sfida si può dire vinta. La storia è originale e i personaggi sono tratteggiati con grande sensibilità. Un romanzo che raccontando il domani, ci aiuta a comprendere l’oggi. E che invita alla presa di coscienza necessaria all’impegno per mutare un futuro che si prospetta angosciante. Dobbiamo riappropriarci dei valori di comunità che ci hanno sollevato dopo la caduta del fascismo, di quel fervore che potrebbe essere l’abbrivio di un mondo più giusto.
“Il presidente di luna nera”, Claudio Visani, Pendragon.