Si sarebbe spostato in taxi per mettere a segno una serie di reati, culminati nel rapimento del figlio minorenne: protagonista un 26enne egiziano, arrestato dai carabinieri di Imola in quanto accusato di maltrattamenti in famiglia, violazione di domicilio, rapina, detenzione di droga e porto abusivo di armi.
Tutto è cominciato quando una donna ha chiamato il 112 chiedendo aiuto. I militari sono arrivati subito sul posto, dove la testimone ha raccontato di essere stata costretta ad aprire la porta a un giovane che poi aveva afferrato un coltello da cucina e aveva raggiunto il suo coinquilino, un 45enne italiano, mentre dormiva.
Secondo il racconto, il 26enne, convinto che il coinquilino avesse una relazione con la sua compagna, lo avrebbe colpito con pugni e una coltellata superficiale al volto. Prima di allontanarsi, gli avrebbe anche sottratto il cellulare. Poi la fuga, armato e a bordo di un taxi.
Raggiunto dai sanitari del 118, il ferito ha rifiutato il ricovero, spiegando di non avere alcun legame sentimentale con la moglie dell’aggressore. Nel frattempo, i carabinieri hanno ricostruito i movimenti del fuggitivo, scoprendo che si era diretto a casa dei suoceri, dove la compagna – una ventenne italiana – si era rifugiata dopo un precedente episodio di violenza per cui era stato attivato un “codice rosso”.
Il giovane ha aggredito nuovamente la donna e le ha strappato il figlio dalle braccia, per poi portarlo via, sempre con il taxi. È stato rintracciato poco dopo nella sua abitazione, dove si trovava in stato di agitazione con il bambino in braccio, visibilmente scosso e in lacrime.
I carabinieri lo hanno convinto a consegnare il figlio e lo hanno arrestato. Durante la perquisizione sono stati trovati il cellulare rubato e 79 grammi di marijuana. Durante il tragitto verso la caserma, il 26enne avrebbe detto ai militari: «…ora vado in carcere, ma appena esco fra due, tre anni, li uccido tutti!».
L’autista del taxi è risultato completamente estraneo ai fatti. L’uomo è stato portato in carcere su disposizione della Procura della Repubblica di Bologna.