Partire da una patata per costruire posate usa e getta compostabili. È l’innovazione creata da Pontus Törnqvist, uno studente svedese di Industrial Design della Lund University, che dice addio alle stoviglie di plastica. Fecola di patate e acqua, sono questi gli ingredienti alla base della ricetta ideata dal ventiquattrenne di Göteborg, mischiate in un composto che viene riscaldato fino a quando il liquido si addensa e quindi versato negli stampi ed esposto al calore finché non diventa un pezzo compatto e asciutto. Quello che ne deriva è un materiale termoplastico che, essendo di origine totalmente vegetale, può essere gettato nell’umido e impiega soltanto due mesi per decomporsi. Il progetto “Potato Plastic” nasce dalla volontà di affrontare il paradosso che una stoviglia, che viene usata in media per 20 minuti, venga progettata per durare 450 anni, con il conseguente impatto ambientale che esso produce.

posata dopo un mese e mezzo
posata dopo un mese e mezzo

L’idea di Törnqvist potrebbe rappresentare una valida soluzione per chi si trova a dover fare i conti con la recente direttiva del Parlamento europeo che, a partire dal 2021, metterà al bando le posate in plastica monouso.
L’innovazione ha vinto la tappa svedese del James Dyson Award 2018, sul sito del premio Törnqvist spiega le motivazioni del suo progetto: «Per mantenere il nostro stile di vita, dobbiamo adattarci a un modo di pensare più ciclico. Questo materiale è fatto di ciò che viene dalla nostra terra e potrà finire nel suolo senza alcun rischio per la natura. Con questo progetto vorrei trasformare il littering in un atto consapevole, anziché un comportamento indifferente. Non penso che questo progetto sia la soluzione al problema. Tuttavia, credo che per ottenere grandi cambiamenti nella società bisogna fare piccoli passi nella giusta direzione».

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