In Emilia-Romagna piove meno che in Israele 

Il presidente del Cer (Canale emiliano-romagnolo) Nicola Dalmonte: «Nel 2022 si rischia ancora di avere emergenza idrica». 

L’Emilia-Romagna viene da alcuni inverni consecutivi «con piovosità molto bassai, addirittura minore di quella in Israele. E se anche il prossimo sarà un inverno secco, soprattutto con poca neve, la situazione di emergenza idrica si ripeterà «anche nel 2022». A mettere in guardia è Nicola Dalmonte, presidente del Cer, il Canale emiliano-romagnolo, in un’intervista all’agenzia Dire. «Veniamo da alcuni inverni con una piovosità veramente bassa, in particolare in Romagna», sottolinea Dalmonte che snocciola qualche numero. Il 2021, spiega il presidente del Cer, ha fatto registrare «una climatologia molto particolare: non abbiamo avuto piovosità e siamo addirittura sotto ai valori di Israele. Ai primi di settembre avevamo una piovosità di 220 millimetri, rispetto a una media annuale di oltre 800 millimetri nelle nostre zone». 

A causa di questi inverni siccitosi, segnale Dalmonte, «non vengono immagazzinate le risorse idriche» necessarie all’agricoltura e i fiumi «esauriscono velocemente le loro riserve d’acqua naturali». All’opposto, a causa di tifoni e burrasche, come quelli di fine settembre, «gran parte di quest’acqua poi si disperde perché il terreno non riesce a immagazzinarla». Di conseguenza, per tutti questi fattori, «il fabbisogno dell’agricoltura è importante». Per questo, rimarca il presidente, l’estate scorsa il Cer «ha lavorato a piena portata» per garantire l’acqua alle colture e «sopperire a tutte le richieste». Per fortuna, afferma Dalmonte, «il Po è stato su livelli normali, forse anche migliori degli anni scorsi, grazie a una fortissima piovosità registrata in Lombardia», mentre anche il sud del Piemonte «ha avuto problemi di siccità». 

L’emergenza acqua in Emilia-Romagna rischia però di ripetersi. «Se sulle nostre colline e montagne in inverno non nevica – avverte il presidente del Cer- nel 2022 probabilmente avremo lo stesso problema di approvvigionamento idrico per il mondo agricolo». Senza l’acqua, del resto, «il sistema agroalimentare del territorio va in crisi e si rischia di perdere un’intera filiera- avverte Dalmonte- in primis sono a rischio le aziende agricole, ma di conseguenza vanno anche in difficoltà le strutture e le famiglie che lavorano in questo settore e si perde un tessuto produttivo che è il nostro fiore all’occhiello». 

In Romagna, inoltre, «andrebbe in difficoltà» anche il sistema di fornitura di acqua potabile, spiega il presidente del Cer, in particolare «nel periodo estivo durante i mesi di vacanza», quelli cioè col maggiore afflusso di turisti. Questo perch« la diga di Ridracoli non riesce più a soddisfare il fabbisogno idrico del territorio romagnolo», sostiene Dalmonte. 

Ma la mancanza d’acqua comporta anche un serio problema ambientale. A settembre, ad esempio, «abbiamo fornito acqua anche per uso ambientale nella zona della Valle della Canna, in provincia di Ravenna, che si era quasi del tutto seccata, con una serie di problematiche per la fauna- ricorda il presidente- abbiamo reimmesso acqua dal Cer, attraverso il fiume Lamone, in maniera da riportare i livelli minimi di acqua». In questo modo si è evitato che gli animali, soprattutto volatili legati all’ambiente palustre, «andassero persi».

 

fonte:«Agenzia DIRE»

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