Si sono finti morti in Piazza Maggiore per chiedere al Comune di agire rapidamente contro l’emergenza ecologica in atto. Si sono presentati così il 24 maggio a Bologna, gli attivisti del movimento ecologista “Extinction Rebellion” dopo aver fatto parlare di sé ad aprile per le pacifiche azioni di disobbedienza civile, le occupazioni di ponti a Londra e i più di 1000 arresti. Questi ultimi hanno portato la Camera dei Comuni inglese il 1° maggio a dichiarare (per la prima volta al mondo) lo stato di emergenza climatica. Gli obiettivi del movimento sono tre: i governi devono dire la verità sull’emergenza ecologica, devono agire rapidamente per contrastarla e devono indire assemblee popolari, supportate da esperti in materia, per prendere insieme le decisioni di natura ambientale.
A Bologna il gruppo si è costituito all’inizio di maggio dall’aggregazione spontanea di sette persone, preoccupate dagli effetti del cambiamento climatico. Dopo l’incontro virtuale sulla piattaforma, usata dal movimento per la comunicazione e il coordinamento delle azioni, i 7 attivisti hanno organizzato la prima presentazione del gruppo alla Velostazione di Bologna in via Indipendenza e dopo quell’incontro il gruppo locale è cresciuto, forte di una struttura fatta di piccoli sotto-gruppi operativi. In meno di 2 mesi il gruppo bolognese è tra i più attivi e grandi d’Italia. Infatti, sono già oltre 150 gli attivisti che hanno preso parte ad azioni di sensibilizzazione e alla prima giornata di formazione ai Prati di Capraia il 9 giugno.
Se gli obiettivi sono scontati per un movimento ecologista, le forme lo sono un po’ meno. Il movimento si fonda sulla convinzione che per essere efficaci basti coinvolgere il 3.5 per cento della popolazione, utilizzando tattiche non violente, quali occupazioni stradali, sit-in e arresti volontari di massa. Queste i punti sono le evidenze principali di uno studio sui conflitti tra Stati e attori non statali, condotto dalla prof di scienze politiche di Harward Chenoweth.
Lo studio, prendendo in considerazione più di cento anni di conflitti tra Stati e attori non statali, conclude che la non violenza è la forma di protesta più efficace.
Insomma, con 600 gruppi in 43 Paesi “Extinction Rebellion”, che conta tra le sue fila cittadini comuni di ogni età e attivisti, punta a coinvolgere più persone possibili per chiedere ai governi di agire per scongiurare l’estinzione delle specie animali e del genere umano. A Bologna i “ribelli contro l’estinzione” hanno una pagina facebook e l’appuntamento fisso di apertura alla cittadinanza è al Dynamo, ogni lunedì dalle 19.00 in poi.