I Comuni non hanno più scuse. È pronto un vademecum per loro utile a deliberare l’istituzione di una “via Fittizia” come strumento per garantire la residenza alle persone senza dimora. L’idea e la realizzazione del vademecum (https://www.fiopsd.org/la-residenza-un-diritto) è opera del progetto bolognese Avvocato di strada, nato nell’ambito dell’associazione Amici di Piazza Grande, e della fio.PSD, federazione che persegue finalità di solidarietà sociale nell’ambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora. «La residenza anagrafica è la porta principale di accesso ad una serie di diritti fondamentali ma per tante persone senza dimora resta un diritto inaccessibile. Senza residenza non si ha accesso al sistema sanitario nazionale se non per cure di pronto soccorso, non si può scegliere un medico curante tanto più necessario in questo periodo di emergenza Coronavirus, non si può ricevere una pensione, non si ha diritto all’assistenza dei servizi sociali, in molti casi non si può lavorare. Di fatto non avere la residenza anagrafica rappresenta un ostacolo enorme per chi vive già in una situazione difficilissima», ha dichiarato Cristina Avonto, presidente fio.PSD.
La residenza anagrafica per le persone senza fissa dimora è diventata una battaglia storica anche per il progetto “Avvocato di strada”:«La legge riconosce l’importanza della residenza anagrafica ed è per questo che tutti i Comuni sono obbligati a riconoscerla a chi vive in un dato territorio. Se non hanno una dimora fissa le persone possono prendere la residenza eleggendo domicilio presso un’associazione, una mensa dove sono conosciuti, un dormitorio o presso una via fittizia che, come raccomanda da anni l’ISTAT a tutti i comuni italiani, deve essere istituita proprio a questo scopo. Con questa iniziativa, oltre a sensibilizzare le istituzioni, si è voluto creare una vera e propria guida messa a disposizione di tutti i comuni che non hanno ancora istituito la via fittizia», ha affermato Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di Strada.