L’approvazione in Parlamento dell’ordine del giorno nel dare la cittadinanza italiana allo studente egiziano dell’Università di Bologna in carcere in Egitto con l’accusa di propaganda sovversiva «è un’iniziativa parlamentare, il governo non è coinvolto al momento», ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi. 

Al momento la scarcerazione di Patrick Zaky al governo italiano non sembra interessare. L’approvazione in Parlamento dell’ordine del giorno di 2 giorni fa con cui si chiedeva allo Stato italiano di conferire al più presto la cittadinanza italiana allo studente egiziano dell’Università di Bologna in carcere in Egitto con l’accusa di propaganda sovversiva e istigazione al terrorismo, non sembra una priorità del governo. «È un’iniziativa parlamentare, il governo non è coinvolto al momento», ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi rispondendo a una domanda sulla proposta di cittadinanza italiana a Patrick Zaky approvata in Senato con 208 voti favorevoli, nessun contrario e 33 astenuti (Fratelli d’Italia). 

Il percorso con la speranza di liberare lo studente dell’Alma Mater è lungo e complesso e molto probabilmente solo la cittadinanza italiana non basterebbe. L’approvazione dell’ordine del giorno potrebbe servire, però, a indirizzare e a rendere più incisiva l’azione del governo che, però, al momento pensa di non esserne coinvolto.  Secondo chi si batte per la liberazione di Zaky, concedere la cittadinanza italiana – e dunque europea – allo studente detenuto in Egitto costringerebbe anche l’Ue ad assumersi le proprie responsabilità e a fare pressioni sul regime di Abdel Fattah al-Sisi affinché si arrivi alla liberazione del ricercatore dell’Università di Bologna. 

«Il Senato ha votato un ordine del giorno che impegna il governo ad avviare tempestivamente le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick Zaky la cittadinanza italiana e ad assumere altre iniziative sulla vicenda e sul rispetto dei diritti umani in Egitto. Spero ci sarà più attenzione per le iniziative del Parlamento, apparentemente oggi derubricate alla voce ‘varie ed eventuali’», ha dichiarato Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera e deputato del Movimento 5 Stelle 

Preoccupazione da Amnesty International: «Già durante la discussione all’interno del Senato, in qualche modo erano state messe un po’ le mani avanti, qui si mettono le mani avanti dieci volte. Se il governo si tira indietro dopo due giorni è un brutto segnale francamente», dice all’ANSA Riccardo Noury, portavoce della Ong in Italia. 

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