Mentre il 40% dei lavoratori in cassa integrazione (Cig) è stato pagato direttamente dall’azienda che ha anticipato la somma, il 60 per cento è direttamente a carico all’Inps e «di questo 60%, almeno il 30%-35% non ha ancora ricevuto un euro da marzo ad oggi». Lo fa notare oggi il segretario generale della Uil Emilia-Romagna, Giuliano Zignani, commentando l’andamento della Cig in Emilia-Romagna secondo la rilevazione dell’Inps dalla fine di febbraio al 4 giugno. «È un’indecenza», dice Zignani che sottolinea come la cassa integrazione per il periodo di lockdown dovuto all’emergenza coronavirus sia «un diritto dei lavoratori, non una gentile concessione. È un sostegno fondamentale e irrinunciabile che garantisce la tenuta sociale del nostro Paese. Che l’Inps la smetta di trovare scuse e paghi in fretta questi lavoratori», incalza Zignani.
Secondo l’Istituto di previdenza nazionale, a fronte di una platea di 872.838 lavoratori, in Emilia-Romagna ben 713.512 hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali e quindi della cassa ordinaria, in deroga o del Fondo d’Integrazione Salariale (FIS). Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda la cassa ordinaria: su 455.900 lavoratori che avrebbero potuto accedere alla cassa, i beneficiari sono stati 372.941. Le domande per la Cigo (La Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO) sono state 33.365. Passando alla deroga, le domande inoltrate sono state 45.223, quelle autorizzate 42.243. I lavoratori che hanno ottenuto la cassa in deroga sono stati 122.122 per una platea di 135.970 potenziali beneficiari. Infine, il Fis (Fondo d’integrazione salariale): 16.322 le domande inviate, 13.788 quelle accolte; ben 218.449 i lavoratori in Fis.
Quando al quadro generale che emerge dalla cassa integrazione, conclude il segretario generale della Uil Emilia-Romagna, Giuliano Zignani, «non può che preoccuparci. Anche perché è fortemente probabile che, in autunno, la cassa abbia un’impennata. Solo a fine anno, avremo il quadro preciso dei danni che questa pandemia ha provocato al nostro sistema produttivo. Ecco perché è quando mai urgente che la Regione Emilia Romagna, insieme alle parti sociali e alle associazioni imprenditoriali, riscriva entro l’estate un nuovo Patto per il lavoro che, guardando agli effetti devastanti della pandemia, metta in atto tutti gli strumenti necessari per gettare le basi prima di una tenuta e poi di un rilancio».
