Lo dice oggi il Consiglio di Stato che si è espresso sui tamponi rapidi fatti in farmacia dove è la stessa persona sottoposta a tampone a prendere il campione naso-orofaringeo. Lo deve fare il farmacista.
I tamponi rapidi anti-covid fatti in farmacia vanno bene, ma solo se fatti dal personale abilitato, come può essere il farmacista, e non dalla stessa persona sottoposta al tampone (come avviene tutt’oggi nelle farmacie). Si è espresso così, in sintesi, oggi il Consiglio di Stato in un’ordinanza sulla richiesta di legittimità dell’accordo stipulato lo scorso 11 dicembre tra la Regione Emilia-Romagna e le farmacie per l’esecuzione di test rapidi in farmacia. Fino a oggi durante il rest rapido effettuato in farmacia, era la persona che si sottoponeva al tampone prendeva il campione naso-orofaringeo sotto indicazione del farmacista. A questa pratica, l’Ordine dei biologi si è rivolto al Consiglio di Stato dopo che il Tar emiliano-romagnolo aveva respinto la richiesta di sospendere l’accordo tra le categorie dei farmacisti e la Regione per l’esecuzione dei tamponi antigenici rapidi in farmacia “fai da te”.
Secondo i biologi, il prelievo del campione biologico materialmente effettuato dal paziente, seppur sotto la vigilanza del farmacista, non garantisse una sua corretta esecuzione, e generasse il rischio di falsi negativi. A questa analisi, oggi il Consiglio di Stato ha dato ragione: il test deve essere effettuato direttamente da personale abilitato – no quindi al ‘fai da te’ . Tuttavia, nel personale abilitato rientrano anche i farmacisti, cosa disattendendo il principale rilievo sollevato dall’Ordine dei biologi.