Stoppare Airbnb a Bologna è necessario, ma servono anche altre regole condivise: è quanto ha voluto far capire ieri in un post su Facebook l’organizzazione Pensare urbano in seguito alla decisione di ieri del sindaco Virginio Merola di non registrare più dalla primavera 2020 nuovi appartamenti o stanze in affitto nel centro storico tramite il noto portale online. Secondo Pensare urbano servirebbero una stretta sui controlli per arginare il tasso di evasione fiscale di Airbnb, una modifica della legge sul turismo del 2004 per colmare i vuoti normativi e misure che regolino il fenomeno anche al di fuori delle mura. Gli attivisti dell’organizzazione richiedono, dunque, un’operazione trasparenza per quanto riguarda la qualità dei servizi e le conseguenti entrate (come già avviene a Barcellona) e vorrebbero che Bologna fosse la prima città italiana a regolamentare il servizio offerto da Airbnb. «Diciamo basta alla barzelletta dell’economia condivisa soprattutto quando nasconde dinamiche imprenditoriali volte al profitto e alla valorizzazione della rendita, e di certo non alla condivisione», hanno dichiarato tramite la loro pagina Facebook.

Limitare l’operato del sito internet al centro cittadino non servirà perché anche i quartieri fuori dalle mura hanno bisogno di una regolamentazione per il fenomeno turistico. Pensare urbano ha rilevato che gli annunci di Airbnb crescono anche in zone come la Bolognina, che è sempre più soggetta al fenomeno della “gentrificazione”. (termine che indica la trasformazione di un quartiere popolare in una zona abitativa di pregio, con la conseguenza di affitti più costosi). Secondo Pensare urbano Airbnb ha avuto un impatto negativo su Bologna proprio per la questione dell’aumento degli affitti che incide sia sugli studenti che sulle famiglie, ma avrebbe anche un problema legato alla qualità dell’offerta.

L’organizzazione sostiene che molti proprietari ne approfittino affittando luoghi non idonei per cifre gonfiate, come piccole stanze o corridoi messi a disposizione al prezzo di 350 euro. Per contrastare questo fenomeno, Pensare urbano ha raccolto nella scorsa primavera circa 2200 firme con adesioni sia da parte di cittadini che di studenti. 
«L’aumento della tassa di soggiorno non è efficace perché l’Airbnb completa e non sostituisce l’offerta alberghiera per i turisti», ha dichiarato Virginio Merola per motivare lo stop al servizio di affitti. Il Comune di Bologna sta valutando di utilizzare il decreto Unesco per regolare il fenomeno in modo equilibrato sul territorio cittadino. Il provvedimento consente ai sindaci di individuare zone di particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico in cui si possono limitare le attività commerciali non compatibili con la tutela del patrimonio culturale.   

Foto: Pagina Facebook Pensare Urbano

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