O Maschio o femmina, nei seggi elettorali si discriminano altre identità di genere: protesta a Bologna

La protesta è nata da una ragazza bolognese ma è stata sollevata anche dall’associazione bolognese Gruppo Trans Aps, che ha lanciato sul sito change.org la petizione “Io sono, io voto”, dove si richiede alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese di modernizzare le procedure dei seggi elettorali.

La divisione in maschi e femmine dei seggi elettorali è discriminatoria verso le persone trans: è quanto ha sostenuto ieri Lavinia Bleve, una cittadina bolognese che ha protestato nella sede di vicolo Bolognetti, 2 verbalizzando il suo disappunto davanti agli scrutatori durante il voto per il Referendum. Secondo la ragazza, questa suddivisione sarebbe lesiva della privacy di chiunque non si riconosca nelle definizioni di maschio o femmina. Le persone trans, gender fluid e non binarie sono costrette, per poter votare, a fare una fila che non sempre corrisponde alla loro espressione di genere o a dichiarare davanti a tutti la loro identità. La questione è stata sollevata anche dall’associazione bolognese Gruppo Trans Aps, che ha lanciato sul sito change.org la petizione “Io sono, io voto”, dove si richiede alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese di modificare e modernizzare le procedure dei seggi elettorali. La raccolta firme ha ottenuto, per ora, oltre 2500 adesioni. 

Lavinia Bleve ha votato ieri mattina presto nel seggio 94 di vicolo Bolognetti, un’abitudine che le deriva dalle passate elezioni quando accompagnava delle persone transessuali alle urne. Gli orari mattutini sono scelti da queste persone proprio per evitare fastidi con l’assegnamento delle file e con i documenti di identità. La ragazza, trovando anche questa volta la solita suddivisione in maschi e femmine, si è presentata con un verbale che ha letto davanti agli scrutatori, manifestando la sua contrarietà a un contesto discriminatorio. Bleve sostiene che il seggio in questione era piuttosto impreparato a quel tipo di situazione, tanto che il presidente non era molto contento che si verbalizzasse prima di votare. «Secondo me c’è un diritto alla privacy che viene leso», ha dichiarato la ragazza alla Gazzetta di Bologna. «Se in una fila destinata agli uomini arriva una ragazza, perché devo aguzzare l’orecchio per capire il motivo per cui si trova lì? Nessuno può essere costretto a raccontarsi se non vuole. Bisognerebbe votare in ordine alfabetico, non per maschi o femmine». Anche in altri seggi la situazione è analoga, come in quelli dell’Istituto Crescenzi – Pacinotti – Sirani di via Saragozza, 9. La divisione in maschi e femmine è sottolineata non solo da delle insegne, ma anche dalle cartellette che contengono gli elenchi dei votanti, rispettivamente di colore azzurro e rosa. 

Nel comunicato stampa della raccolta firme online, organizzata dal Gruppo Trans Aps, un’associazione che si occupa dei diritti delle persone transgender, non binarie e intersex, si legge: «Ci sono migliaia di persone aventi diritto al voto che in questo momento in Italia non sono in possesso di documenti conformi alla propria identità, e che sono costrette a un coming out forzato e pubblico in occasione di voto al seggio elettorale». L’associazione chiede alla ministra Lamorgese che sia rispettato l’articolo 48 della Costituzione, secondo cui «il voto è personale ed eguale, libero e segreto», e di aggiornare i seggi alle sensibilità odierne.

Per ribadire il loro punto di vista, i portavoce di Gruppo Trans Aps hanno raccontato al nostro giornale il caso di una persona transessuale che, alle scorse elezioni regionali di gennaio, è stata accusata in un seggio bolognese di passare davanti agli altri elettori perché la sua espressione di genere non era quella indicata dal sesso della fila. È stata, quindi, costretta a mostrare il suo documento di identità davanti a tutti. «Negli ambienti degli operatori di seggio spesso non c’è una formazione adeguata. Per le persone trans la rettifica del documento è l’ultimo gradino del processo di transizione, e in molti casi capita che qualcuno arrivi alle urne senza che questo sia stato ancora cambiato», ha dichiarato al nostro quotidiano Christian Cristalli, presidente dell’associazione. Poi ha aggiunto: «Noi ci siamo organizzati con dei volontari che si sono dati i turni per accompagnare ai seggi chi non se la sentiva e avrebbe, così, rinunciato al diritto di voto». Il Gruppo Trans Aps è da tre anni che chiede una soluzione a questo problema ma senza ricevere risposte. 

Le proteste di questo tipo stanno trovando supporto non solo dai cittadini comuni. Anche Federico Martelloni, consigliere comunale di Coalizione Civica, ha aderito a questa iniziativa pubblicando sul suo profilo Facebook il testo della verbalizzazione da leggere agli scrutatori dei seggi, concludendo il suo post con l’hashtag #transrights. 
 

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