Covid, da agosto in Emilia-Romagna 6.252 casi in più e al Sud contagi più che raddoppiati 

Da agosto, mentre al Sud i contagi sono raddoppiati o addirittura anche triplicati in alcune regioni, in Emilia-Romagna l’incremento non è stato così rilevante: si è passati da 29.670 a 35.922 contagiati, con un aumento di 6.252 casi.

L’Italia stretta dal Coronavirus si è ribaltata: al Sud, dai 16.491 casi registrati al 31 luglio si è passati ai 38.139 attuali, ovvero dal 6,6 all’11,7% del totale nazionale. La Lombardia, nello stesso periodo, è scesa dal 39 al 33,2%. In Campania e in Sardegna i casi sono addirittura triplicati (da 4.999 a 14.337) , in Basilicata (da 452 a 920) e in Sicilia ((da 3.288 a 7.681) sono raddoppiati, in Calabria il numero dei casi è quasi raddoppiato (da 1.266 a 2.063) così come in Puglia (da 4.611 a 8.234). In Emilia-Romagna, invece, l’incremento non è stato così rilevante: si è passati da 29.670 a 35.922 contagiati, con un aumento di 6.252 casi. Sono i numeri elaborati e diffusi questa mattina dall’ufficio comunicazione dell’Unsic, sindacato datoriale ramificato in tutta Italia. 

«La novità più evidente di questa fase è il rovesciamento geografico: se prima dell’estate quasi la metà dei casi apparteneva alla Lombardia e l’infezione era concentrata nel Settentrione, oggi preoccupa l’evoluzione nel Mezzogiorno, dove, tra l’altro, la condizione ospedaliera non è paragonabile con quella lombarda o veneta», spiega Domenico Mamone, presidente del sindacato. 

In particolare, i numeri crescenti arrivano dalle scuole. «Anziché investire nei banchetti, sarebbe più utile migliorare e incrementare la didattica a distanza, almeno nelle scuole superiori, per ridurre trasbordi sui mezzi pubblici e assembramenti. Si garantirebbe così la continuità scolastica, lasciando eventualmente in presenza a scuola le interrogazioni per evitare copiature agevolate dal digitale. Certo, la presenza è importante, ma il problema è che stiamo vivendo una fase emergenziale e non la normalità: arrivare al punto di dover chiudere anche piccole aree equivarrebbe a nuovi ingenti danni economici», conclude Mamone. 

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