Al Tecnopolo di Bologna arrivano 2500 esperti, Legacoop: «La cooperazione è un’occasione»

Il Tecnopolo di Bologna non sarà solo un polo di aggregazione per il supercalcolo dei dati, ma anche un luogo di confronto tra ricercatori di tutto il mondo. La notizia è stata comunicata ieri sera durante la presentazione del nuovo numero di Pandora Rivista dedicata alle “piattaforme, dati e supercalcolo”.

Per proiettare l’Italia nel futuro, il Tecnopolo di Bologna ospiterà 2500 esperti tra scienziati, ingegneri e ricercatori provenienti da tutto il mondo: è quanto si è appreso ieri sera durante la presentazione in diretta streaming del nuovo numero di Pandora Rivista dedicata alle “piattaforme, dati e supercalcolo”. Il Tecnopolo di Bologna, situato in un’area di 120mila metri quadrati tra via Ferrarese e via Stalingrado, conterrà sia la nuova sede del Data Center del Centro Europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) sia il supercalcolatore Leonardo, una macchina capace di fare 270 milioni di miliardi di operazioni al secondo. La cittadella della scienza, costata un miliardo di euro tra tecnologia e investimento immobiliare, avrà, secondo il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, l’80% delle capacità di supercalcolo in Italia e un quarto di quelle europee. 
 
Il Tecnopolo di Bologna non sarà, dunque, solo un polo di aggregazione per il supercalcolo dei dati, ma anche un luogo di confronto tra ricercatori. Secondo Giusella Finocchiaro, professoressa ordinaria di Diritto di Internet dell’Alma Mater, il progetto avrà successo se verranno coinvolte in modo ampio tutte le forze dei vari ambiti culturali, ovvero quelli umanistici, giuridici, politici e sociali. «Il nostro enorme patrimonio di ricerca va messo a frutto in senso economico» ha dichiarato Finocchiaro. «I dati di cui disporremo, non solo quelli che verranno elaborati al Tecnopolo, dovranno essere confrontati anche con quelli della ricerca medica e dell’assistenza sanitaria». L’innovazione sarà tale, insomma, solo se si creerà una cooperazione tra più parti sociali disposte a collaborare tra loro per il progresso del Paese. 
 
La necessità di collaborazione è stata sottolineata anche da Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna. La cooperazione potrà essere un’occasione per rendere più accessibile la conoscenza del cambiamento strutturale dell’economia portato dalle nuove tecnologie. Per Ghedini questo cambiamento ha creato un divario che è sia territoriale che generazionale, e può essere colmato proprio grazie a questo tipo investimenti. «I progetti come il Tecnopolo devono essere un veicolo di crescita educativa», ha sostenuto la presidente di Legacoop. «L’accesso alla tecnologia deve essere un diritto per ogni generazione. Solo attraverso la sua comprensione possiamo facilitare i processi di trasformazione e modernizzazione che sono in atto». 
 
Secondo Vincenzo Collaassessore allo Sviluppo economico della regione Emilia Romagna, il patrimonio bolognese risiederebbe proprio nel senso di cooperazione. Sarebbe proprio grazie a questa stabilità tra le parti sociali che l’Emilia Romagna è riuscita ad ottenere dei finanziamenti europei e a ritagliarsi un ruolo strategico nel mondo. Gli investimenti nell’università, e quindi in progetti come il Tecnopolo, fanno parte di una visione più ampia della città che cerca un dialogo con altre realtà internazionali: assieme agli scienziati, agli ingegneri e agli esperti in “big data” arriverà anche un’agenzia dell’Onu. Lo scopo è quello di raccogliere e concentrare più risorse possibili, in modo da dare ai giovani alcune opportunità fondamentali all’interno di un’era digitale che in Italia è fortemente sottovalutata. Paragonando la tecnologia alla torta sbrisolona, un prodotto tipico della cucina popolare emiliana, Colla sostiene che i nuovi modi di intendere il futuro dovrebbero essere disponibili a tutta la popolazione. 

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