Nel 2024, gli imprenditori immigrati attivi in Italia sono 786.696, pari al 10,6% del totale, segnando una crescita del 24,4% negli ultimi dieci anni. Al contrario, gli imprenditori italiani hanno registrato un calo del 5,7% nello stesso periodo. Questi dati, elaborati dalla Fondazione Leone Moressa sulla base delle informazioni Stockview-Infocamere fornite dalla Camera di Commercio di Venezia e Rovigo, offrono uno spunto di riflessione sulle dinamiche economiche e sociali legate all’imprenditoria immigrata nel nostro Paese.
La crescita degli imprenditori nati all’estero è continua, con un incremento dell’1,4% nel 2024, mentre il numero di imprenditori italiani è diminuito dell’1,0%. Tra i Paesi di origine, la Romania e la Cina occupano le prime posizioni, con 79.463 e 79.079 imprenditori rispettivamente. Negli ultimi anni, altre comunità, come quelle provenienti da Albania (+6,4%), Moldavia (+8,7%) e Ucraina (+7,7%), hanno registrato significativi aumenti. In controtendenza, alcuni Paesi africani, come Marocco, Nigeria e Senegal, mostrano una diminuzione del numero di imprenditori.
Cina e Bangladesh al top dell’imprenditorialità
Analizzando il “tasso di imprenditorialità” tra le diverse comunità, emerge che un imprenditore su tre tra i cinesi in Italia è nato in Cina, con un impressionante tasso di imprenditorialità del 33,4%. Altri Paesi con un’alta percentuale di imprenditori tra la propria popolazione sono Bangladesh (oltre il 19%) ed Egitto (oltre il 19%). Al contrario, nazionalità come quella ucraina (3,9%) e filippina (1,4%), dove prevale il lavoro dipendente, registrano tassi molto più bassi.
Le donne imprenditrici: Un contributo in crescita
Oltre 200.000 donne immigrate sono imprenditrici in Italia, rappresentando una parte significativa del fenomeno. La Cina è il Paese con il numero più alto di imprenditrici (36.011), seguita dalla Romania con 24.596. Tra le comunità con la presenza femminile più elevata si trovano la Russia e Cuba, dove circa il 70% delle imprenditrici sono donne.
Settori chiave e crescita territoriale
I settori in cui gli imprenditori immigrati sono più attivi sono il commercio (29%), seguito dai servizi (25,2%) e dall’edilizia (18,4%). In particolare, l’agricoltura ha visto il maggiore incremento (+56,1%) tra il 2014 e il 2024, mentre i servizi sono aumentati del 48%. Tra le regioni, la Lombardia guida la classifica con 174.000 imprenditori immigrati, seguita da Lazio (83.000) e Emilia-Romagna (74.000). Tuttavia, è in Liguria e Toscana che la percentuale di imprenditori immigrati sul totale raggiunge i valori più alti (15,0% e 14,3%, rispettivamente).
Le province con il numero maggiore di imprenditori immigrati sono Milano, Roma e Torino. Napoli, tuttavia, si distingue per l’incremento più significativo negli ultimi dieci anni (+83,7%). Se si considera l’incidenza sul totale, Prato (27,2%) è la provincia con la percentuale più alta di imprenditori immigrati, seguita da Trieste (18,7%) e Imperia (18,0%).
Le sfide dell’integrazione imprenditoriale
Secondo i ricercatori della Fondazione Moressa, l’imprenditoria immigrata rappresenta un passo importante nell’integrazione e nel radicamento sul territorio. Tuttavia, si segnala una limitata cooperazione tra gli imprenditori immigrati e il sistema produttivo nazionale, un aspetto che potrebbe essere migliorato per favorire una sinergia più profonda e il rafforzamento delle collaborazioni sul territorio.