«C’è bisogno di arte e cultura», studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna in piazza

Studenti e studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Bologna manifesteranno domani alle 16,00 in piazza Puntoni con prestazioni artistiche estemporanee per «dimostrare che si può fare cultura pubblica e gratuita per tutti e tutte in piena sicurezza».

Ora tocca agli artisti. In questa crisi dovuta alla pandemia hanno manifestato tutti per i loro diritti: dai ristoratori ai commercianti, dai giostrai ai professori. Gli artisti, invece, ormai sembrano quasi aver accettato un triste destino: che le loro attività siano considerate le ultime del processo produttivo ed economico. Tuttavia, c’è ancora qualcuno che ci crede. Sono gli studenti e le studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Bologna che manifesteranno con un presidio domani venerdì 23 aprile alle 16,00 in piazza Puntoni, in zona universitaria. Sarà una manifestazione d’arte per esprimere quel forte bisogno di arte e di cultura, sia da parte del pubblico, sia da parte di artisti di artiste e di maestranze. Il presidio lo hanno chiamato “Temporary Artistic Zone” perché durante la manifestazione ci saranno prestazioni artistiche estemporanee con l’intento «di dimostrare che si può fare cultura pubblica e gratuita per tutti e tutte in piena sicurezza», dicono gli allievi e le allieve dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.

«È arrivato il momento di dare spazio all’arte. Dopo mesi di chiusure e vane promesse, i luoghi della cultura e della creatività sono ancora chiusi. Nell’Accademia di Bologna sono ancora molti i laboratori inaccessibili. Alle già pesanti mancanze strutturali in termini di servizi e organico, si sono aggiunte ulteriori difficoltà dettate dalla pandemia e da una gestione carente della situazione», si legge nell’evento Facebook promosso dal collettivo studentesco ABABO. 

Con questa manifestazione di protesta, gli studenti e le studentesse dell’’Accademia di Bologna vogliono, a loro modo, dimostrare che «è possibile lavorare e studiare in sicurezza, senza per questo perdere una dimensione collettiva e pubblica della formazione e della dimensione artistica», scrivono gli artisti e le artiste di ABABO. 

 

foto: da archivio (pubblica da Facebook)

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