Al BOtanique di Bologna un angolo di Sardegna con il reggae dei Train To Roots

Tra chi studia, chi lavora o chi di passaggio, di sardi a Bologna ce ne sono. Molti di loro erano sotto al palco sabato scorso ad ascoltare e a ballare sotto al palco del BOtanique (la versione estiva dell’Estragon Club) nei Giardini di via Filippo Re la musica reggae dei Train To Roots, gruppo sulla scena da 20 anni e con tutti i componenti di origini sarde, precisamente della zona di Sassari. Ma a sentire il concerto non c’erano solo persone della Sardegna che vivono nel capoluogo emiliano-romagnolo. C’erano anche i tanti amanti e le tante amanti della musica reggae giamaicana con testi impegnati e divertenti cantati in italiano, inglese e sardo, di cui i Train To Roots ne sono esempio dal 2004.

Nel fresco dei Giardini di Via Filippo Re, dopo l’uscita dell’Italia agli Europei e alla vigilia del passaggio del Tour de France a Bologna, il pubblico, tra una birra e l’altra presa nei chioschetti del BOtanique, ha potuto riascoltare e ballare la canzoni che i Train To Roots portano in giro per l’Italia ormai da un po’ di anni con il loro frontman Simone “Bujumannu” Pireddu.

Tra queste, spiccano le loro hit “Smoke Weeda”, oppure “Denaro” del 2019 o ancora tra le ultime “Fermare il tempo” e la nuova “Sardinia”. Quest’ultima, cantata in lingua sarda – con sottotitoli nel video – è una ballata reggae-ska con un arrangiamento “allegro”, in contrasto con un testo molto serio e impegnato. Sottolinea come la Sardegna sia vista e considerata come luogo dove passare quelle due settimane estive in vacanza per il mare splendido e vacanze di lusso. «Ma quasi nessuno di loro conosce le problematiche di questo paradiso del Mediterraneo. Da qui l’esigenza di parlarne in un brano che in maniera quasi ironica, invita l’ascoltatore a farsi un giro con la band nei luoghi in cui lo sfruttamento del territorio, del paesaggio e anche della manodopera locale per decenni se non per secoli, come nel caso delle miniere abbandonate del Sulcis Iglesiente, ha lasciato tracce indelebili nella fisionomia dell’isola e nelle vite dei sardi», si legge nella didascalia del video. 

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