In un’intervista rilasciata al Corriere di Bologna, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, avvisa che i primi tamponi rapidi che arriveranno sono destinati alle residenze per anziani.
«I primi tamponi rapidi che nei prossimi giorni arriveranno in Emilia-Romagna verranno utilizzati nelle strutture residenziali per anziani e persone con disabilità». A differenza di altri presidenti di Regione, Stefano Bonaccini, in un’intervista rilasciata due giorni fa sul Corriere di Bologna, chiarisce la sua posizione nei riguardi delle persone più anziane e più colpite dal Covid-19. «Il primo milione di tamponi rapidi (arriveranno il 6 novembre) li useremo principalmente nelle strutture per anziani e persone con disabilità, anche per garantire le visite dei parenti in sicurezza, così come nelle scuole e nei luoghi di lavoro», ha dichiarato Bonaccini. Il presidente, ora al lavoro in smartworking perché in quarantena in quanto positivo al coronavirus, con queste parole si distanzia, anche se involontariamente, dalle parole di un tweet del presidente di destra della Regione Liguria, Giovanni Toti, in cui ha dichiarato che alla fine dei conti gli anziani non rappresentano la parte produttiva del Paese e quindi sarebbero non indispensabili. L’interpretazione la lasciamo a voi, ma la nostra malizia ci fa intendere che quindi, secondo Toti, gli anziani potrebbero anche essere lasciati morire, tanto non producono. La nostra malizia è fin troppo cattiva e cinica oppure Toti ha detto una grande cazzata tanto da far indignare sui social mezza Italia?
Detto questo e tornando a Bonaccini, il presidente dell’Emilia-Romagna si mostra preoccupato di questa seconda ondata di coronavirus. «Nella prima eravamo la seconda regione più colpita, per ragioni geografiche, mentre oggi ci sono dodici regioni con più positivi attivi rispetto alla popolazione. La nostra rete di terapie intensive oggi è molto più forte, grazie agli investimenti che abbiamo realizzato nei mesi scorsi e che stiamo completando», dice Bonaccini al Corriere di Bologna.
Sulla scuola, inoltre, la Regione in una sua ultima ordinanza ha introdotto la didattica a distanza nella misura minima prevista dal Dpcm del governo, ovvero il 75%. «Abbiamo investito negli spazi e potenziato il trasporto pubblico locale come nessun’altra regione: mi sono battuto per la riapertura delle scuole e chiuderle dovrebbe essere una delle ultime misure a cui pensare», ha detto Bonaccini.