Inizialmente erano sospettati di essere dei trafficanti di essere umani, invece facevano solo il loro lavoro da fotoreporter. Uno dei due fotografi è Michele Lapini, che da anni lavora e vive a Bologna.
Una notte in carcere e due interrogatori perché, inizialmente, sospettati di essere dei trafficanti di esseri umani. Fin quando hanno dovuto dimostrare più volte che stavano facendo il loro lavoro da fotoreporter. È l’avventura che hanno dovuto affrontare i fotografi Michele Lapini e Valerio Muscella la notte tra Pasqua e Pasquetta al confine con la Francia mentre seguivano cinque ragazzi migranti afgani e iraniani documentando il loro viaggio da Claviere (Torino) verso la Francia. Fermati dalla gendarmeria francese sul confine, i migranti sono stati mandati subito nella caserma alla frontiera del Monginevro, per poi essere rispediti indietro, mentre i due reporter sono finiti in caserma dove hanno passato la notte.
«Li stavamo fotografando e non ci eravamo resi conto di aver superato il confine, perché non ci sono cartelli visibili, poi ad un certo punto hanno svoltato in una stradina nei boschi e all’improvviso sono sbucati dal nulla i gendarmi francesi», ha raccontato Lapini. I due fotoreporter sono stati interrogati di notte perché ai funzionari della gendarmeria francese era venuto il sospetto che fossero dei trafficanti di migranti. «Alla fine, dopo aver convinto le autorità che erano entrambi fotogiornalisti, sono stati rilasciati verso le 11 di questa mattina, senza che ci venisse consegnata una carta di quello che era successo», sottolinea ancora Lapini, che da diversi anni vive e lavora a Bologna.
Lo stesso Michele Lapini ci tiene a sottolineare come ogni sera decine di persone migranti vengano respinte al confine con la Francia. Anche famiglie con bambini che «camminano chilometri sui sentieri di montagna, in mezzo alla neve. È questo il vero dramma».