È stato uno strano Primo Maggio quello di ieri. Non solo perché si era tutti dentro casa senza poter festeggiare a suon di musica i lavoratori nelle piazze italiane, ma anche perché qualcuno ha continuato a lavorare senza sosta proprio per gli italiani costretti a stare in casa a causa delle restrizioni per il Coronavirus. Sono i riders (i ciclofattorini del cibo a domicilio – Food delivery) il cui lavoro non si è mai fermato, nemmeno per la festa dei Lavoratori. Sono considerati lavoratori indispensabili, trovandosi «non solo nella condizione di dover continuare a fare consegne per mancanza di alternative, ma anche di farlo senza uno straccio di diritti, esposti a continui ricatti di licenziamento e privi di una fornitura adeguata dei dispositivi di protezione individuale da parte delle piattaforme», scrive il loro sindacato Riders Union Bologna sulla sua pagina Facebook.

Far recapitare cibo nelle case degli italiani chiusi in casa, dunque, è considerato un servizio essenziale e chi lo porta (i riders) sarebbero degli “eroi”. «Ma come può un lavoratore essenziale essere pagato quattro euro a consegna? Come si può accettare che chi svolge un “servizio essenziale” possa lavorare senza che l’azienda gli fornisca mascherine e gel per le mani? Come si può considerare sicuro un luogo di lavoro dove basta una e-mail per essere licenziati in tronco?», si chiedono gli iscritti a Riders Union Bologna. «Non siamo eroi, siamo lavoratori e pretendiamo di essere trattati come tali!», aggiungono. Ma visto che queste domande restano da tempo inascoltate i riders di Bologna proprio ieri Primo Maggio hanno deciso di “scendere in piazza”. 

Distanzati l’uno dall’altro e con mascherina sulla faccia hanno realizzato un presidio in piazza del Nettuno perché non tollerano che la loro salute «venga sacrificata sull’altare del profitto». Chiedono di essere ascoltati nel silenzio di città il cui unico rumore è quello delle ruote delle loro biciclette e dei loro motorini.  E, in questa emergenza sanitaria chiedono un – Regolamento regionale per la sicurezza che garantisca tutte le misure di protezione e il rispetto delle distanze di sicurezza durante il ritiro degli ordini. Ma soprattutto «chiediamo che venga garantito anche nel food delivery lo stop ai licenziamenti, anche nella forma della sospensione delle collaborazioni e che ai riders vengano riconosciute tutele piene, perché non può essere sicuro un luogo di lavoro senza diritti», dice Riders Union Bologna che invita tutti i ciclofattorini a discutere sul proseguo della mobilitazione in una assemblea aperta che si terrà su Zoom il 5 Maggio alle o 16.00.  

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