Coronavirus, protesta via mail degli operatori accoglienza di Bologna

«Buongiorno, sono un lavoratore del settore accoglienza. In questo momento il diritto alla salute della nostra categoria e degli utenti che assistiamo è minacciato da una mancanza di sicurezza nel servizio: molti di noi si trovano ancora ad operare senza dispositivi di protezione adeguati o in luoghi non sanificati», oltre a «non aver ricevuto un protocollo sulla sicurezza attraverso il quale operare con indicazioni chiare in caso di sintomatologia comprovata fra gli ospiti delle strutture». È l’inizio di una lettera che oggi, secondo le intenzioni dei promotori, dovrebbe riempire le caselle mail del Comune di Bologna, dell’Asp e della Prefettura. È l’Associazione Diritti Lavoratori del sindacato di base Adl-Cobas ad aver invitato gli operatori del settore a mettere in campo l’iniziativa di “mail bombing“. Una protesta prende spunto da una commissione del Consiglio comunale che si è svolta la settimana scorsa, durante la quale per l’Adl-Cobas «c’e’ stata l’ennesima conferma che Comune e Asp ‘se ne lavano le mani’ del settore accoglienza».

Il sindacato di base lamenta l’assenza della Giunta in quella sede e afferma che «alle puntuali domande poste da educatrici e sindacati le risposte sono state generiche e per nulla soddisfacenti». L’Adl-Cobas sollecita quindi una «chiara posizione da parte di Comune ed Asp per quanto riguarda il settore accoglienza. Nel testo proposto per il “mail bombing”, si sottolinea anche che la situazione lavorativa degli operatori «va a discapito di chi risiede nelle strutture di accoglienza, persone in posizione di vulnerabilità, che già vedono i propri percorsi di integrazione sospesi, e alle quali in queste condizioni non riusciamo ad offrire sostegno per affrontare questo difficile periodo. Quello che è stato messo in campo è stato fatto in maniera tardiva e non completa». 

Fonte e foto: Agenzia Dire

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