Olio di palma, ecco quali sono gli impianti scorretti in Emilia-Romagna secondo Legambiente 

Legambiente lancia la nuova campagna “Buycott” per ridurre l’uso dell’olio di palma destinato all’industria alimentare e soprattutto quello destinato alla produzione di energia che rappresenta il 70% dei consumi di questo prodotto.  

Legambiente ha presentato oggi, in diretta su Facebook e YouTube, le principali situazioni presenti in Emilia-Romagna che fanno un uso scorretto dell’olio di palma e oli vegetali e dei biocarburanti in generale. Si tratta di attività che hanno una pressione enorme sulle foreste tropicali e – nel caso dei biocarburanti- rappresentano una falsa soluzione alla lotta ai cambiamenti climatici. Gi oli vegetali come la palma e la soia provocherebbero importanti cambi d’uso del suolo con un suo conseguente impoverimento e distruzione di ecosistemi. «Un danno insidioso che si nasconde all’interno dei biodiesel spacciati come sostenibili come l’ENIDiesel+ , ma che è presente anche in molti dei prodotti alimentari che arrivano sulle nostre tavole, in particolare nei prodotti dolciari ricchi di olio di palma», commenta Legambiente che ha lanciato la settimana scorsa la campagna “Buycott Palm Oil”. 

A livello locale l’associazione ambientalista ha realizzato un focus regionale, evidenziando alcune casistiche macroscopiche in atto in Emilia-Romangna. Secondo Legambiente ecco chi sarebbero i «nemici delle foreste»:  

Novaol  srl, parte del gruppo Bunge distribuito in tutto il mondo, si presenta come uno dei più grandi operatori in Europa meridionale per quanto riguarda la produzione di biodiesel. «Sul sito della società vengono riportati in modo fuorviante i benefici ambientali del biodiesel: “Il Biodiesel è un’energia rinnovabile, derivante dalle piante. Durante il ciclo di crescita della pianta l’anidride carbonica emessa dagli scarichi dei veicoli viene riutilizzata completamente: il ciclo del Biodiesel è chiuso grazie alle piante che lo originano e che si servono di CO2 per crescere”». L’impianto a Porto Corsini tratta almeno 200 mila tonnellate all’anno di oli alimentari con corrispondenti ingenti sussidi alle “finte rinnovabili”. 

ENIDiesel+ nei veicoli HERA di Modena e dell’Emilia Romagna: il biocarburante “ENIdiesel+” avrebbe un contenuto di biodiesel 4 o 5 volte maggiore della media del gasolio normalmente commercializzato alla pompa (15% anziché 3-4%), biodiesel composto nella misura dell’80% da olio di palma e meno del 10% da oli usati di frittura. «Siamo ricorsi all’Autorità garante (AGCM) che ha riconosciuto dopo un anno di lavoro che la pubblicità Eni è ingannevole, è greenwashing, condannata a 5 milioni di multa», spiega Legambiente. 

Dister Energia  – Faenza (RA): la società è dotata di un impianto energetico alimentato a biomasse per la produzione di energia elettrica e termica. In particolare, all’interno dell’impianto, si segnala la presenza di 3 motori funzionanti ad olio vegetale di potenza nominale pari a 8,96 MW ciascuno.  Parte dell’alimentazione di tali motori è ad olio di palma. 

Unigrà – Conselice (RA): è un’azienda che agisce in maniera multifunzionale sul mercato dell’agroindustria. Produce alimenti industriali, prevalentemente dolci, distribuiti a livello nazionale, lavora oli e grassi vegetali per produzioni finali di terze parti (Ferrero). Parte degli olii vegetali e dell’olio di palma (240 mila tonnellate anno nel 2018, secondo WWF International), serve la produzione di energia. La società aderisce alla rete RSPO, la certificazione di sostenibilità per l’olio di palma usato a fine alimentare. Mentre per la quota di olio usato per la produzione di biofuels e per l’alimentazione di centrali termoelettriche, quindi soggetti ad incentivi la certificazione di legge non assicura rispetto a piantagioni a sostituzione forestale. Solo per la centrale elettrica usata in autoproduzione, stiamo parlando di una potenza nominale pari a 58 kW ottenuta solo parzialmente da una quota di sottoprodotti agroindustriali di produzione propria e che nonostante questo, l’energia prodotta viene ad essere conteggiata come energia rinnovabile all’interno del piano energetico comunale di Conselice (RA).

 

fonte: Legambiente Emilia-Romagna
 

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