Distributore canapa “light” vicino a una parrocchia a Bologna, si infuria la Lega 

La preoccupazione di fine anno per la Lega di Matteo Salvini è un distributore di prodotti derivati dalla canapa industriale a Bologna vicino a una parrocchia tanto da presentare un’interrogazione parlamentare.

Ha addirittura depositato un’interrogazione parlamentare rivolta alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, oggi la Lega di Matteo Salvini perché «preoccupata» per un nuovo distributore di infiorescenze di canapa industriale, cosiddetta light, installato in via in via Normandia a Bologna non lontano da una parrocchia e da 2 scuole. La Lega si appella a una direttiva ministeriale del 9 maggio 2019 (quando al ministero dell’Interno c’era Matteo Salvini) che dà indicazioni a coloro che dipendono da quel ministero di valutare la vicinanza dei negozi che vendono derivati della canapa con il principio psicotropo sotto i limiti di legge (per questo “light”) «a luoghi sensibili come le scuole, gli ospedali, i centri sportivi, i parchi giochi, e, più in generale, i luoghi affollati e di maggiore aggregazione». La Lega, però, dimentica che, come specifica l’avvocato Carlo Alberto Zaina«una direttiva ministeriale non ha valore di legge. È un’indicazione di metodo che il ministero dà a tutti coloro che dipendono dal quel ministero. Ma non può essere una disposizione di legge che ha un’efficacia indiscutibile. Una direttiva ministeriale non ha nessun valore se non quello ricognitivo, indicativo». 

«La direttiva del ministero dell’Interno del 9 maggio 2019, sulla Commercializzazione di canapa è chiarissima», dicono i senatori della Lega Simone Pillon e Andrea Ostellari, rispettivamente capogruppo Lega e presidente in Commissione Giustizia, a Palazzo Madama. Sì, è vero, la direttiva è chiarissima. Ciò che non è chiaro ai leghisti è che quella direttiva non è una legge, ma solo un’indicazione. I leghisti hanno anche dimenticato che esattamente 21 giorni dopo quella direttiva c’è stata persino una sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che ha sì vietato la vendita dei prodotti derivati della canapa ma solo se abbiano un’efficacia drogante. Quindi, in poche parole, i prodotti derivati dalla canapa che non abbiano efficacia drogante si possono vendere. 

Invece, secondo quella direttiva ministeriale citata dai leghisti, «viene impropriamente pubblicizzata come consentita la vendita di derivati e infiorescenze di Cannabis». Insomma, una vecchia direttiva voluta dall’ex ministro Salvini soltanto per creare confusione a coloro che dipendono dal ministero dell’Interno e attaccare il mercato della canapa light, ovvero quella canapa con il principio psicotropo (THC) sotto lo 0,5%. Anzi, fu lo stesso ministero dell’Interno (quando ancora era ministro Salvini) a confermare proprio la soglia dello 0,5% per l’efficacia drogante citando la tossicologia forense (analoghe conclusioni si potevano leggere nella circolare del ministero dell’Interno del 31.07.2018)». 

Sul tema è intervenuto su Facebook oggi indignato il capogruppo Lega Simone Pillon: «I ragazzi devono potersi divertire in modo sano, ascoltando musica, ballando, incontrandosi, e non devono stare rinchiusi nei cessi a fumare droga». Cessi? Droga? Eh? Cosa? Insomma, la confusione ancora oggi sulla regolamentazione della canapa industriale, o light, è così tanta che ha fatto “sballare” tutti, anche i leghisti. 

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