Terrorismo ed eversione contro lo Stato, nei guai 12 anarchici a Bologna

Promuovere atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico dello Stato italiano, con l’obiettivo di affermare e diffondere l’ideologia anarco-insurrezionalista. È solo una delle accuse a cui dovranno rispondere 12 persone perché ritenute responsabili di istigare a Bologna atti di violenza contro le Istituzioni politiche ed economiche dello Stato impegnate nella gestione dei Centri Permanenti di Rimpatrio. Delle 12 persone (5 donne e 7 uomini, tra i 26 e i 64 anni, originari di diverse regioni italiane ma tutti domiciliati a Bologna), 7 hanno avuto la misura cautelare del carcere, 5 sono sottoposti all’obbligo di dimora nel Comune di Bologna, di cui quattro hanno obbligo di presentazione quotidiana alla Polizia Giudiziaria.

La scintilla delle indagini dei carabinieri è scoppiata nella notte tra il 15 ed il 16 dicembre 2018 quando vennero incendiati alcuni ponti ripetitori delle reti televisive nazionali e locali, di apparati di fonia dei ponti radio delle forze di polizia e antenne di ditte che forniscono servizi di intercettazioni e di sorveglianza audio-video in via Santa Liberata (località Monte Donato) a Bologna. In quel contesto, oltre a rinvenire materiale vario necessario ad avviare la combustione, è stata trovata una scritta su una parete della struttura che recitava: “Spegnere le antenne, risvegliare le coscienze solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati”. Una scritta che per gli inquirenti è un atto di rivendicazione e che ha indirizzato le indagini nei confronti di vari esponenti dell’area anarchica attivi a Bologna appartenenti allo spazio di documentazione “Il Tribolo”. 

Inoltre, agli indagati è contestato l’aver organizzato manifestazioni non autorizzate per impedire l’apertura dei Centri Permanenti di Rimpatrio provocando, anche, scontri violenti con le Forze dell’Ordine, nonché danneggiamenti di condomini ed edifici pubblici, con l’apposizione di scritte di carattere minatorio e offensivo nei confronti delle Istituzioni dello Stato, e di sportelli bancomat di Istituti di credito di rilievo nazionale, quale la Banca Popolare Emilia Romagna di Bologna, intesa questa come lotta contro le strutture economiche dello Stato. In particolare, secondo le accuse gli indagati sembrerebbero impegnati ad organizzare incontri organizzati ad offrire il proprio diretto sostegno alla campagna “anti-carceraria”, accertando la loro partecipazione ai momenti di protesta. In conclusione l’operazione dei carabinieri di questa mattina sembrerebbe un segnale dello Stato contro la “campagna di lotta antistato” (definita così dai carabinieri) oggetto del programma di matrice anarchica. 

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