Più di 1400 Comuni italiani, tra cui Bologna, non hanno rispedito i certificati elettorali, mettendo così a rischio l’intera raccolta firme. I promotori del referendum sono in sciopero della fame.
Il comitato promotore del Referendum sulla Cannabis, che ha raccolto oltre 500mila firme necessarie per indire la consultazione, ha diffidato 1400 Comuni, tra cui Bologna, che non hanno risposto alla richiesta dei certificati elettorali dei firmatari. L’inadempienza di questi Comuni sta mettendo a rischio l’intera raccolta firme. «Mi unisco allo sciopero della fame a oltranza che porta avanti Antonella Soldo, insieme a Marco Perduca, Marco Cappato, Riccardo Magi, Leonardo Fiorentini, Giulia Crivellini e tanti altri che inizieremo uno sciopero della fame per chiedere il rispetto dei diritti delle persone che hanno firmato il Referendum Cannabis. Con questo sciopero ci rivolgiamo al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, perché sia impedita una violazione della volontà di 600mila cittadine e cittadini che hanno sottoscritto una richiesta di referendum, visto che più di 1400 Comuni non hanno ancora rispedito i certificati elettorali», ha dichiarato Arcangelo Macedonio dei Radicali Più Europa Bologna. Quest’ultimo si rivolge in particolar modo al sindaco del capoluogo emiliano Virginio Merola per provvedere e chiedere al ministero e al governo di trovare una soluzione.
Cosa prevede il referendum sulla Cannabis
Abolire il reato di coltivazione di cannabis (eliminando la parola “coltiva” dall’elenco di ciò che è vietato fare), cancellare le pene detentive collegate alla coltivazione (attualmente, da due a sei anni), eliminare la sospensione e il ritiro della patente di guida per chi coltiva cannabis (ma non per chi si mette alla guida sotto l’uso di tale sostanza). Dunque, se la consultazione viene indetta e se vince il Sì, il delitto di coltivazione illecita viene eliminato, e con esso le relative pene detentive. Ciò significa che chi coltiverà cannabis a uso personale non andrà in carcere.
Inoltre, viene cancellata la sanzione accessoria della sospensione della patente per chi detiene cannabis solo per il proprio consumo e non per la vendita ad altre persone. Non si commetterà alcun reato se, in casa, si avrà una piccola coltivazione di cannabis. Al contrario, continuerà a essere punito chi possiede una grande coltivazione che non giustifica l’uso personale.
La lettera al presidente Mattarella
Ma questo referendum, nonostante abbia raggiunto e superato le 500mila firme dei cittadini e delle cittadine italiane per poterlo indire, rischia di saltare proprio perché 1400 Comuni non hanno risposto alla richiesta dei certificati elettorali dei firmatari. Per questo motivo i promotori del referendum, oltre allo sciopero della fame, hanno inviato una lettera al presidente Mattarella: «Ci rivolgiamo a Lei, garante dei diritti fondamentali della Costituzione, perché sia impedita una violazione della volontà di 600mila cittadine e cittadini che hanno sottoscritto una richiesta di referendum per cancellare alcune norme della legge antidroga 309/90», si legge nella lettera consegnata dal comitato referendario alla segreteria del Quirinale. «In conseguenza dello stato di emergenza sanitaria – si legge ancora nell’appello al capo dello Stato – è stato previsto uno slittamento dei termini della procedura al 31 ottobre. Un’interpretazione capziosa ritiene non applicabile questa previsione a chi, come noi, ha depositato la richiesta in Cassazione nel mese di settembre. La nostra colpa consisterebbe nell’adesione massiccia e straordinaria per la legalizzazione del consumo di cannabis e il paradosso inaccettabile si realizzerebbe dando un mese in più a chi ha avuto a disposizione tre mesi per la raccolta e non a chi ha avuto un solo mese. Il parlamento e il governo si rifiutano di dare un’interpretazione limpida della nuova norma. Avendo raccolto legittimamente il numero sufficiente di adesioni possiamo presentare il quesito nei termini previsti di fine settembre se i comuni rispettassero il dettato imperativo di consegnare la certificazione elettorale entro 48 ore dalla richiesta» si legge nella lettera dei promotori del referendum, l’Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale e Radicali italiani.