Primo caso a Bologna di prelievo d’organi a cuore fermo all’Ospedale Maggiore

La particolarità di questo tipo di donazione sta nel fatto che non viene effettuata dopo la morte encefalica, come nella maggior parte dei casi, ma dopo l’arresto cardiocircolatorio.

Per la prima volta a Bologna è stata condotta un’operazione di prelievo multiorgano a cuore fermo, una procedura clinico-chirurgica complessa eseguita quando il cuore del donatore non batteva più e che ha condotto alla donazione di fegato e reni. Ad essere coinvolte nell’operazione sono state 4 equipe mediche di Rianimazione e Terapia Intensiva dell’Ospedale Maggiore e del Policlinico S. Orsola che hanno partecipato insieme alle manovre di impianto di ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO). In meno di 5 minuti dalla fine dell’accertamento di morte cardiaca, si è consentita la perfusione degli organi da prelevare, mantenendoli così in piena efficienza. 

Queste manovre sono state coordinate dall’equipe di Rianimazione e Terapia Intensiva dell’Ospedale Bufalini di Cesena, che per protocollo regionale ha il compito di tutorare gli ospedali della Regione nelle fasi di avvio di questa complessa procedura.  

Successivamente, l’equipe chirurgica del Centro Trapianti del Policlinico S. Orsola ha condotto il prelievo di fegato e reni, i cui trapianti sono stati effettuati nella notte. I due pazienti, una donna di 61 anni e un uomo di 64 stanno bene e adesso iniziano il loro percorso di guarigione con i nuovi organi.

La donazione a cuore fermo 

La donazione è scaturita dalla generosità di una famiglia, e in particolare di una paziente, che aveva espresso in vita la volontà di donare i suoi organi dopo la morte. La particolarità di questo tipo di donazione sta nel fatto che non viene effettuata dopo la morte encefalica, come nella maggior parte dei casi, ma dopo l’arresto cardiocircolatorio, quando, a fronte di una prognosi sicuramente infausta per le gravissime compromissioni delle funzioni vitali, in particolare neurologiche, si procede ad una limitazione delle cure intensive. 

In questi casi, infatti, come sancito anche recentemente dalla legge 219/2017 (che richiama le posi-zioni più recenti del comitato Nazionale per la Bioetica, nonché lo stesso codice di deontologia me-dica), l’equipe curante è tenuta, sia sotto il profilo clinico che etico, a rispettare le volontà del paziente, in merito alla non prosecuzione delle cure, se queste sono sproporzionate rispetto alla possibilità di restituirgli una qualità vita che lui riteneva accettabile.
Per preservare la funzione degli organi, una volta accertata la morte per arresto cardiocircolatorio, occorre nel minor tempo possibile iniziare la perfusione degli organi con una macchina per la circo-lazione extracorporea (ECMO). Tale tecnica consente di attendere che la funzionalità degli organi, inizialmente ridotta dall’arresto cardiaco riprenda dei valori ottimali che ne consentono il trapianto. 

La donazione di organi e tessuti a cuore fermo rappresenta, pertanto, una opportunità concreta di aumentare il numero di organi e tessuti trapiantabili, estendendo la platea di potenziali donatori e accelerando quindi i tempi di attesa delle persone in lista trapianto.

«Quanto avvenuto ieri all’Ospedale Maggiore è il primo atto di un percorso che, proprio in queste ore, abbiamo costruito con l’IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna. Una crescita complessiva del sistema ospedaliero metropolitano che sempre più ci vede integrati ed in grado di contribuire, concretamente, alla do-manda di salute dei cittadini», ha commentato Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda Usl di Bologna.  

«Un risultato importante per cui ogni giorno lavoriamo e dovuto da una parte alla grande generosità della famiglia del donatore senza la quale nessun ragionamento è possibile, e dall’altra dalla presenza di una rete solida di collaborazione tra gli ospedali di Bologna e di tutta la Regione che consente di poter contare sui migliori professionisti per eseguire tecniche innovative tanto nel prelievo quanto nel trapianto di organi», ha detto Chiara Gibertoni, direttrice dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna.

«Mi commuovo sempre di fronte a gesti di generosità estrema come quello della donna deceduta che, donando gli organi, ha donato la vita ad altre persone. La donazione degli organi apre infatti nuove speranze di vita a persone profondamente provate dalla malattia», ha commentato Raffaele Donini, assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna. 

 

fonte: Ausl Bologna – Policlinico di S.Orsola

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