A livello nazionale il 96% dei bandi non prevede misure premiali per la parità di genere, il 68% non inserisce obblighi rispetto ad una quota di occupazione femminile o giovanile. I dati migliorano leggermente per quanto riguarda Bologna.
Il 91,2 per cento dei bandi presentati da Bologna per ottenere i fondi del famoso PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) non prevede misure premiali per la parità di genere e il 49 per cento non assicura l’occupazione di donne e giovani, anche se la legge lo prevedrebbe. È quanto è stato messo in luce dell’associazione Period Think Tank, che ha realizzato un’analisi territoriale e per missione per valutare l’impatto dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) su giovani e donne, attraverso la creazione di una web app accessibile online a chiunque voglia analizzare e incrociare i dati sui bandi di gara aperti del PNRR. L’indagine è stata presentata ieri in occasione dell’evento “#datipercontare: perchè abbiamo bisogno di dati di genere per un PNRR equo”, nell’ambito della Open Gov Week.
La ricerca è stata resa possibile dalla pubblicazione, da parte della Fondazione Openpolis, di un nuovo dataset aperto sui bandi PNRR, prima inaccessibile. Grazie a questi dati, oggi si possono finalmente monitorare informazioni rilevanti sulla gestione dei fondi del PNRR.
Secondo l’associazione, a livello nazionale il 96% dei bandi analizzati non prevede misure premiali per la parità di genere, il 68% non inserisce obblighi rispetto ad una quota di occupazione femminile o giovanile, il 3% ha quote inferiori al 30%, mentre soltanto il 29% prevede una quota di occupazione femminile e giovanile superiore al 30%. I dati migliorano leggermente per quanto riguarda la citta di Bologna: il 91,2% dei bandi analizzati non prevede misure premiali per la parità di genere, il 49% non inserisce obblighi rispetto ad una quota di occupazione femminile o giovanile, il 3% ha quote inferiori al 30%, mentre soltanto il 48% prevede una quota di occupazione femminile e giovanile superiore al 30%.
Nell’ambito dei bandi pubblici finanziati con le risorse del PNRR, il decreto legge 77/2021 ha introdotto il cosiddetto gender procurement: si tratta di norme per favorire l’inclusione lavorativa delle donne, dei giovani di età inferiore a 36 anni e delle persone con disabilità. In particolare, l’articolo 47 da un lato ha previsto specifici criteri per l’ammissione alle gare pubbliche, connessi all’essere donna e al rispetto delle norme che disciplinano il diritto al lavoro delle persone con disabilità; dall’altro, si prevede l’obbligo di assicurare che almeno il 30% delle assunzioni necessarie alla realizzazione dei progetti finanziati dal PNRR sia destinato a donne e il 30% ai giovani e persone con disabilità. Si parla inoltre di clausole premiali per le imprese che promuovono misure per la parità di genere. Il 7 dicembre 2021 sono state emanate le linee guida per l’attuazione dell’articolo 47, che hanno aperto la strada a numerose possibilità di deroga, confermate adesso dai dati.
Differenze territoriali
Rispetto alle misure premiali per la parità di genere, le differenze territoriali sono evidenti e le prime tre sono regioni meridionali. La regione più virtuosa è la Sicilia, che le prevede nel 9,2% dei bandi analizzati, seguita dalla Campania (6,7%), dalla Puglia (6,5%), dall’Emilia-Romagna (6,2%) e dal Lazio (5,3%). Ultime in classifica invece sono l’Abruzzo (2,6%), la Calabria (2,5%), la Valle d’Aosta (2,3%), la Liguria (2,1%) e il Trentino-Alto Adige (che prevede misure premiali solamente nell’1,1% dei casi).
A Bologna le differenze tra missioni del PNRR
Le missioni dove sono maggiormente presenti le misure premiali per la parità di genere: Inclusione e coesione (13,5%), Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (13,1%), Salute (6,9%) Le missioni dove sono maggiormente presenti le quote per l’occupazione femminile sono: Inclusione e coesione (83,8%), Salute (57,8%), Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (50,4%).
«I dati Anac sui bandi di gara PNRR confermano purtroppo i timori e gli allarmi che numerose esperte e associazioni femministe avevano espresso all’indomani della pubblicazione delle linee guida sull’applicazione dell’art.47», afferma Giulia Sudano, presidente di Period Think Tank. 1Senza un obbligo normativo di applicazione di quote e misure premiali non sarebbero state applicate strutturalmente e trasversalmente dalle stazioni appaltanti. È emersa chiaramente la mancanza della trasversalità delle misure premiali e delle quote, confermando perlopiù una concentrazione in ambiti dove è già presente una significativa presenza femminile, come le infrastrutture sociali, la sanità, il turismo, e quote più basse proprio nelle missioni dove sono concentrate metà delle risorse economiche, digitalizzazione e rivoluzione verde», continua la presidente.
fonte: Period Think Tank Aps