Corteo anti Erdogan a Bologna oscurato da Facebook e Instagram

«I contenuti violerebbero gli “standard di comunità”. Facebook e Instagram hanno oscurato le pagine di Làbas, Tpo e Ya Basta Bologna. Da mercoledì scorso i 2 social network hanno nascosto le pagine di alcune associazioni e centri sociali che riportano e foto dei cortei di solidarietà verso il popolo curdo in Rojava, zona della Siria del Nord che la Turchia sta invadendo e bombardando in un’operazione militare chiamata “Fonte di pace”. In realtà è una mossa di guerra per creare una “zona cuscinetto” nel nordest (Rojava) della Siria che allontani dal confine turco le milizie curde, considerate terroriste, e riportare i rifugiati siriani nel Paese.  

In moltissime città italiane, tra cui Bologna, ci sono state manifestazioni e cortei di protesta e condanna. Sui social centri sociali e organizzazioni come LàbasTpo e Ya Basta Bologna sono state oscurate, così anche le pagine social delle testate giornalistiche come Dinamopress e Globalprojectinfo che avevano riportato fatti riguardanti l’attacco turco e condannato l’aggressione.    

Su Instagram è stata rimossa la foto del fotoreporter Michele Lapini che ritraeva uno striscione anti Erdogan nel corteo che si è svolto la scorsa settimana a Bologna. «Instagram ha censurato questa foto rimossa per violenza o organizzazioni pericolose», ha dichiarato Lapini che su un post scrive: «La giustificazione fornita da Facebook è la “violazione degli standard della comunità». Ma se in altri casi recenti (su tutti, in Italia, la cancellazione degli account di CasaPound e Forza Nuova) la decisione è stata motivata, qui appare oscura e vaga». Anche il documentario “Binxet-sotto il confine” del regista Luigi D’Alife che forniva aggiornamenti sulla guerra della Turchia è stato oscurato da Facebook.  

«La guerra di Erdogan sta passando anche nel campo dell’informazione, con l’intelligence turca impegnata a segnalare scientificamente migliaia di profili e contenuti che denunciano i misfatti della Turchia», ha condannato la testata giornalistica Globalproject.info sul suo sito internet.  «Forse è un gigantesco equivoco, ma di certo la tempistica è molto, molto sospetta. Ho deciso, quindi, che chiederò un incontro ufficiale al country director di Facebook Italia, voglio sapere dalla loro viva voce se hanno deciso di fare censura e perché. La libertà è fondamentale e non può essere messa in discussione». ha detto Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra Italiana. 

Sta di fatto che nonostante gli oscuramenti on line le manifestazioni di solidarietà e le proteste non si fermeranno. Giovedì scorso associazioni come Non una di meno, Ya Basta, Làbas e tante altre hanno bloccato il check in di Turkish Airlines all’aeroporto Marconi di Bologna per condannare qualsiasi accordo politico-economico tra Europa e Turchia. 

 

con la collaborazione di Rachele Baccichet

 

foto: Non una di meno Bologna

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