Una tragedia musicale americana dà il via alla stagione dell’Arena del Sole

Un misto tra il problema dei migranti, teatro dell’assurdo e “Breaking Bad”. La prima produzione della nuova stagione dell’Arena del Sole, in scena dal 19 al 27 ottobre, è “Arizona: una tragedia musicale americana” con un’ambientazione scarna che ricorda il deserto della famosa serie televisiva e un umorismo surreale e grottesco. “Arizona”, scritta da Juan Carlos Rubio nel 2005, ha anticipato temi come l’immigrazione e i confini, oggi di stringente attualità. George e Margaret sono una coppia sposata. Lui è un repubblicano che fa parte del progetto “Minutemen”, una milizia già attiva negli anni Sessanta e Settanta, rinvigorita nel 2004 dall’amministrazione George W. Bush con l’obiettivo di difendere i confini dagli immigrati messicani. Lei è una casalinga con il mito di Julie Andrews, della quale canticchia le canzoni tratte dai suoi musical, e soffre di amnesie. L’apparente tranquillità domestica comincia a sgretolarsi proprio quando Margaret inizia a farsi delle domande, trasformando la commedia in una tragedia cruenta. 

“Arizona” si propone di essere un racconto sulla necessità di ricordare. Le numerose amnesie di Margaret sono, nell’intenzione dell’autore, una metafora sulla perdita della memoria storica. Difficile non notare i parallelismi con le politiche del presidente americano Donald Trump, ma anche con molte questioni italiane. «La play fa venire in mente molte cose italiote, come il razzismo e l’intolleranza per il diverso. La cosa terribile, però, è che George e Margaret sono una coppia borghese, persone come noi», ha dichiarato Laura Marinoni, protagonista dello spettacolo. Poi ha aggiunto: «I fascistoidi sono persone che seguono la strada più facile, breve, violenta». 

Secondo la produzione, rispetto al testo originale, questa versione dell’opera di Juan Carlos Rubio è più rarefatta e la parte musical meno preponderante. Il regista e attore Fabrizio Falco ha scelto di far cantare Margaret senza base musicale, come nel quotidiano di una comune casalinga. Un realismo che stride con l’assurdità del testo e che rivela una verità umana e politica. «In questo momento non si può più fingere. Citando Čechovsi può mentire ovunque tranne che nell’arte. L’arte deve essere pericolosa», ha spiegato il regista. Falco ha affermato di volere per “Arizona” una messa in scena contemporanea: si è ispirato sia a “Breaking Bad” sia ai film dei fratelli Coen, senza tralasciare gli autori classici del teatro americano come Tenessee Williams (“Un tram che si chiama desiderio”) e Edward Albee (“Chi ha paura di Virgina Woolf?”).
“Arizona” vuole essere, per l’Arena del Sole, una dichiarazione di intenti in rapporto alla nuova drammaturgia e la filosofia della nuova stagione. Il teatro come specchio dei nostri tempi. 

A cura di Davide Giorgi
 

Condividi