Nuovo contratto della Sanità, a rischio le indennità di turno degli infermieri

«I diritti acquisiti vanno mantenuti, non alterati». È quanto ha affermato ieri il sindacato delle professioni infermieristiche (Nursind) di Bologna in un comunicato in riferimento al nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) della sanità che rischierebbe di violare i diritti degli infermieri. In particolare, la nuova modalità di calcolo delle indennità di turno potrebbe rendere più difficile per i lavoratori ricevere il compenso aggiuntivo per il lavoro su turnazione, complicando la conciliazione fra tempi lavorativi e vita privata. «L’indennità di turno va riconosciuta senza se e senza ma», ha detto Antonella Rodigliano del Nursind. 

L’indennità di turno è un compenso aggiuntivo dato a coloro che lavorano su turni oltre i consueti orari ed ha l’obiettivo di ricompensare i dipendenti che spesso sono in servizio anche di domenica e nei giorni festivi. Con il nuovo calcolo gli infermieri che lavorano su due o tre turni potrebbero non ricevere più l’indennità per ragioni che non dipendono da loro. Le nuove norme prevederebbero il riconoscimento del compenso solo nei casi in cui i turni svolti nel mese siano in numero equilibrato fra mattutini, pomeridiani e notturni. «La nuova modalità di calcolo dell’indennità di turno si presta a interpretazioni svantaggiose per il lavoratore», ha affermato Rodigliano. 

Il problema è stato portato all’attenzione dell’assessore alla Salute della Regione Emilia-Romagna, Sergio Venturi, da un gruppo consigliare. L’intenzione è quella di evitare che le aziende ospedaliere interpretino la norma in senso limitativo dei diritti dei lavoratori e permettere agli infermieri di ricevere le retribuzioni attuali. L’iniziativa è stata apprezzata dal Nursind di Bologna che ha ribadito: «Il nuovo CCNL in fase di applicazione mostra tutti i suoi limiti e soprattutto la privazione di diritti che ormai si ritenevano acquisiti. Ne sono un esempio gli infermieri della dialisi dell’ospedale Sant’Orsola e dell’Ospedale Maggiore». 

 

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