Quel miserabile teatrino del governo giallo-verde sulla pelle dei “riders”

«Un promessa tradita, anzi una vera e propria presa in giro». In questo modo oggi l’assessore alle politiche di lavoro del Comune di Bologna, Marco Lombardo, ha definito una frase del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, che a nel giugno 2018 promise di dare tutele Inps e Inail, un salario garantito e la proibizione del salario a cottimo per i ciclofattorini (riders).  Le parole dell’assessore sono state pronunciate oggi in seguito  a una domanda durante il Consiglio comunale del consigliere, Michele Campaniello (Partito democratico) sulla tutela dei diritti dei “riders”. 

Lombardo ha sottolineato come il governo ha promesso a migliaia di ciclofattorini precari qualcosa che non ha più mantenuto. Di Maio avrebbe potuto inserire le tutele dei riders nel Decreto dignità. Ma non lo ha fatto. «Si era detto che questi ragazzi erano simboli di una generazione precaria, che bisognava ricostruire la dignità dei lavoratori, ma nel decreto dignità non c’è una parola sui lavoratori della gig economy” (lavoretti dell’economia digitale). I ciclofattorini che consegnano il cibo direttamente a domicilio con le loro biciclette o motorini prendono le ordinazioni da una piattaforma online, senza neppure conoscere il loro datore di lavoro. 

Il ministro del Lavoro avrebbe potuto inserire la promessa fatta ai riders, nel reddito di cittadinanza, il cosiddetto decretone. Ma non lo ha fatto. Campaniello ha fatto notare all’assessore, infatti, che la regolamentazione dei riders non entrerà nel testo del decreto sul reddito di cittadinanza per «estraneità rispetto alla materia».  

«Quando dal punto di vista tecnico si dice che l’emendamento non era ammissibile per estraneità rispetto all’oggetto, stiamo dicendo una cosa non vera. Invito a prendere il decreto sicurezza, per esempio, per capire come si possono mettere tante normative che non hanno pienamente a che fare con l’oggetto del decreto per poterle regolarmente, quando si vogliono», ha spiegato Lombardo Evidentemente, il governo si è reso conto che in particolare alcune piattaforme, quelle di AssoDelivery avrebbero minacciato di andarsene, e la norma è scomparsa dal decreto. 

Secondo l’assessore, però, il tavolo di Bologna sulla “Carta dei diritti dei lavoratori digitali nel contesto urbano” sottoscritta tra il Comune di Bologna, la città Metropolitana e le organizzazioni sindacali e che rappresenta ad oggi l’unico documento che stabilisce standard minimi di tutela del lavoro digitale nel contesto urbano, andrà avanti più spedito che mai nonostante le difficoltà nella sua applicazione a causa delle prese in giro del governo. 

La notizia che nel decreto del reddito di cittadinanza non rientrerà l’emendamento per garantire l’estensione delle tutele dei lavoratori subordinati è arrivata anche alle orecchie dei riders di Bologna rappresentati dal loro sindacato Riders Union Bologna. 

«Nonostante le promesse (del governo) e le dichiarazioni pubbliche, con la faccia tosta di ribadire fino alla settimana scorsa che l’emendamento sui riders era pronto e che sarebbe stato inserito nel decretone, questo non è avvenuto! L’emendamento sui riders non c’èNon c’é la dignità di questo governo che ha promesso delle cose e che non le ha mantenute, che non ha fatto il suo dovere, ma che ha fatto solamente un miserabile teatrino sulla pelle dei riders», ha scritto il sindacato Riders Union sulla sua pagina Facebook. 

 

Foto: pagina Facebook Riders Union Bologna

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