Antisemitismo in una media di Ferrara, l’Ufficio scolastico regionale chiede silenzio

La mossa giusta per tutelare i minori coinvolti è il silenzio stampa. È l’invito del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Emilia-Romagna, Stefano Versari, in un comunicato di ieri sera rivolto agli uffici e agli Istituti scolastici della regione. Il focus è l’atto di bullismo antisemita avvenuto nei giorni scorsi in una scuola media di Ferrara. Sia la vittima che i “carnefici” hanno un’età che si aggira tra gli 11 e i 12 anni. L’episodio per cui si chiede di fare silenzio è stata la minaccia «quando saremo grandi faremo riaprire Auschwitz e vi ficcheremo tutti nei forni, ebrei di…» con cui tre ragazzini hanno offeso un loro compagno di classe di orgine ebrea, mettendogli addirittura le mani al collo. Secondo la madre questo sarebbe solo l’ennesimo atto di bullismo e intolleranza subito dal figlio.

Il gesto antisemita ha creato reazioni e polemiche  perché avvenuto in una scuola, proprio quel luogo che dovrebbe favorire l’inclusione e l’accoglienza. La giovane età dei bulli ha preoccupato il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: «Il fatto che riemergano, anche nelle parole dei ragazzini, parole di antisemitismo e razzismo deve essere un campanello d’allarme per tutti». Dello stesso avviso è Stefano Versari: «Che i ragazzini aggressori non abbiano più di 12 anni non deve indurre a minimizzare la gravità dei fatti e dei comportamenti». Il direttore generale ha anche affermato: «Nei prossimi giorni si riunirà un Consiglio di classe straordinario per valutare i provvedimenti da adottare. Saranno, inoltre, assunte iniziative volte a contrastare ogni forma di antisemitismo, nell’esclusivo interesse del bene dei minori coinvolti».

In controtendenza, invece, è stato il rabbino di Ferrara, Luciano Mer Caro, che, seppur riconoscendo la gravità della frase e della situazione, ha anche detto, come si legge nel Resto del Carlino: «Collocherei l’episodio in un ambito di ignoranza di due bambini che litigano, senza un retroterra antisemita. Insulti comunque gravi, perché riflettono quello che i più piccoli respirano negli stadi, nei manifesti per strada, e non si rendono conto della gravità».

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