Oltre le circa 500 “opere”, ai 5 indagati sono state confiscate anche somme di denaro oltre che beni per un valore di oltre 3 milioni di euro.
Circa 500 opere ritenute dell’artista Francis Bacon sono state sequestrate 2 giorni fa dal Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) dell’Arma dei Carabinieri – Nucleo TPC di Bologna – e il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna, perché ritenute contraffatte, a 5 persone indagate (di cui 2 bolognesi) per associazione a delinquere finalizzata a consumare una serie indeterminata di delitti contro l’integrità delle opere d’arte. A queste persone sono state confiscate anche somme di denaro oltre che beni per un valore di oltre 3 milioni di euro. Oltre all’associazione a delinquere, gli indagati dovranno rispondere anche di truffa e autoriciclaggio.
Le indagini
L’attività congiunta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna nelle persone dei Sostituti Procuratori – dott. Antonio Gustapane e dott.ssa Elena Caruso – trae origine da una convergenza investigativa nelle attività effettuate dalle due forze di polizia, che aveva portato l’Arma dei Carabinieri a sequestrare, a maggio 2018 numerose opere d’arte contemporanea false in possesso di un soggetto già gravato da specifici precedenti penali e di polizia, tra le quali 2 disegni a firma di Francis Bacon, uno degli artisti più celebri del XX secolo, appartenenti a una collezione di dubbia autenticità e asseritamente ricevuti direttamente dall’artista da uno degli attuali indagati. Inoltre, la Guardia di Finanza analizzò movimentazioni finanziarie con l’estero riconducibili al medesimo indagato, risultate incompatibili con le sue fonti lecite di reddito, approfondendo alcune segnalazioni per operazioni sospette nel frattempo pervenute dagli intermediari finanziari.
I successivi sviluppi investigativi hanno richiesto, tra l’altro, l’esecuzione di complesse indagini tecniche volte a circostanziare la non autenticità delle opere e ulteriori approfondimenti di natura finanziaria, anche mediante l’attivazione dei canali internazionali di collaborazione giudiziaria al fine di tracciare la destinazione dei fondi derivanti dalle ingenti truffe perpetrate. Ciò ha consentito di sequestrare a Bologna e Treviso, tra i mesi di marzo e maggio 2020, ulteriori 13 opere, oltre alle 2 già sequestrate nella prima fase dell’indagine, attribuite allo stesso artista.
Dalla ricostruzione dei flussi finanziari derivanti dalle vendite fraudolente è emerso come il sodalizio si servisse di una società con sede nel Regno Unito ove venivano convogliate e reimpiegate le provviste per poi redistribuirle, una volta “ripulite”, ai vari indagati (direttamente o attraverso imprese nazionali ed estere con sede in Spagna e Polonia). Contestualmente, i complessi accertamenti tecnici sulle opere in sequestro hanno permesso di determinare la loro non autenticità e di conseguenza la falsità anche delle oltre 500 facenti parte dell’intera collezione italiana.
L’obiettivo del gruppo individuato sarebbe consistito nell’accreditare tali disegni nel mercato dell’arte attraverso prestigiose esposizioni nazionali e internazionali, cataloghi, siti internet, fondazioni e società di diritto estero, così da accrescerne la “quotazione” per poi rivenderli, di conseguenza in maniera fraudolenta e a caro prezzo, a ignari acquirenti.
Le indagini hanno così condotto al sequestro “impeditivo” dell’intera collezione di opere d’arte e al sequestro “preventivo” finalizzato alla confisca – sia diretta per 1,8 milioni di euro circa, quale profitto del reato di truffa, sia “per equivalente” – di denaro, beni e altre utilità sino al valore di 1,4 milioni di euro circa, quale profitto del reato di autoriciclaggio.