Un fronte compatto di cittadini, associazioni e agricoltori si dà appuntamento martedì 13 maggio a Bologna, davanti al Palazzo dell’Assemblea Legislativa Regionale, per dire No al progetto attuale di quadruplicamento della linea AV/AC Bologna-Castel Bolognese. L’iniziativa, promossa dal Coordinamento dei Comitati locali, prende forma con un sit-in dal titolo «Difendiamo il nostro territorio», in programma alle ore 12.
L’obiettivo è chiaro: attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni su quelle che i promotori definiscono «proposte alternative più rispettose dell’ambiente, del paesaggio e della vita delle comunità locali». Le critiche al piano di potenziamento ferroviario riguardano soprattutto l’impatto ambientale e la mancanza di una visione strategica condivisa a lungo termine.
Al centro della protesta ci saranno anche le istanze già emerse durante l’incontro pubblico del 23 aprile, dove il mondo agricolo ha espresso solidarietà al Coordinamento. Le osservazioni presentate dai comitati propongono soluzioni diverse rispetto all’attuale progetto, tra cui la separazione dei flussi di traffico tra passeggeri e merci sulla Dorsale Adriatica e, in alternativa, l’adozione di tratti in galleria per ridurre l’impatto sul territorio.
Un momento chiave della giornata sarà l’accesso in aula dei partecipanti per assistere alla discussione dell’interpellanza del consigliere regionale Marco Mastacchi (Rete Civica – Elena Ugolini Presidente), prevista alle ore 14.30. L’intervento sostiene proprio le proposte presentate dal Coordinamento lo scorso 28 gennaio.
«Ben venga che il porto di Ravenna addivenga la più importante struttura commerciale italiana per la logistica e l’intermodalità a livello regionale, nazionale e internazionale. Ma non a tutti i costi. Costi quel che costi!» ,ha dichiarato Armando Martignani, coordinatore dei comitati, sottolineando l’urgenza di un ripensamento del progetto.
In attesa della relazione conclusiva di RFI, i comitati non intendono restare in silenzio: «In gioco ci sono la tenuta economica del nostro territorio e la tenuta sociale delle nostre comunità, e come cittadini non abbiamo la benché minima intenzione di abbassare la guardia e di aspettare in silenzio».